Petrolio: l’Opec+ rinvia il ritiro dei tagli, il prezzo non risale

Contrordine. Dopo la caduta dei prezzi del petrolio, sceso in questi giorni ai minimi da oltre un anno, l’Opec+ ha deciso di rinviare di due mesi la riapertura dei rubinetti. La graduale riduzione dei tagli produttivi non comincerà dunque a ottobre, quando era previsto il ritorno sul mercato di una prima tranche da 180mila barili al giorno, ma soltanto a dicembre. Salvo ulteriori ripensamenti, ovviamente, che non sono da escludere. Il gruppo ha di nuovo sottolineato che si riserva la «flessibilità per fermare o invertire l’aggiustamento a seconda delle necessità».

Il cambio di rotta era nell’aria. Il tono delle indiscrezioni veicolate dalle agenzie di stampa internazionali era già cambiato, quando a mettere fine alle illazioni è intervenuto un comunicato ufficiale, pubblicato anche sul sito dell’Organizzazione degli esportatori di greggio. Forse anche per questo la reazione sul mercato è stata decisamente tiepida.

Dopo un balzo immediato di oltre il 2% le quotazioni del Brent si sono di nuovo afflosciate nel giro di un paio d’ore e giovedì 5 sul finire della seduta erano quasi invariate rispetto al giorno prima: intorno a 72,50 dollari al barile, vicino ai minimi da 14 mesi. Il Wti è addirittura sceso in territorio negativo, ripiegando sotto 69 dollari.

È vero che fin dal primo momento «l’Opec+ ha sempre detto che avrebbe aggiustato le sue politiche in base alle condizioni del mercato», come ricorda Amrita Sen, di Energy Aspects. I rumors però – pilotati dal gruppo dei produttori di petrolio – avevano a lungo rassicurato il mercato: anonimi delegati escludevano che nel breve termine ci fosse l’intenzione di modificare il piano per il ritiro dei tagli.

L’”exit strategy” – che prevedeva aumenti di produzione da 180mila bg al mese da ottobre e da 210 mila bg al mese nel 2025, fino a concludere a settembre – era stata programmata nei dettagli, discussa e approvata all’unanimità dai Paesi dell’Opec+ in un vertice lo scorso giugno. Da allora sono passati appena tre mesi, ma l’umore sui mercati è cambiato.

Fonte: Il Sole 24 Ore