“Limonov”, la grande prova di Ben Whishaw nei panni del controverso scrittore russo

Uno degli adattamenti più attesi dell’anno è tra i protagonisti del weekend in sala: “Limonov”, film tratto dallo splendido libro omonimo di Emmanuel Carrère, arriva nei cinema italiani dopo la presentazione al Festival di Cannes di quest’anno.

Alla regia c’è Kirill Serebrennikov, autore russo da sempre forte oppositore di Putin, che ha firmato in passato altri film interessanti, come “Parola di Dio”, “Summer” e “La moglie di Tchaikovsky”.

Come in quest’ultimo caso, Serebrennikov realizza un biopic non convenzionale, seguendo la linea tracciata da Carrère (che compare anche in scena in una sequenza del film) con la sua biografia romanzata, pubblicata nel 2011: al centro ci sono le tante vite di Ėduard Limonov, scrittore e politico russo nato nel 1943 e scomparso nel 2020, militante rivoluzionario, scrittore underground e poeta raffinato, cameriere e celebrità letteraria.

La storia di Limonov – pseudonimo di Ėduard Veniaminovič Savenko – è comunque raccontata in maniera fortemente personale dal regista russo: bastano infatti pochi minuti per trovarsi di fronte a un prodotto dallo stile debordante ed eccentrico, tipico dell’autore che l’ha firmato e comunque coerente con il personaggio che va a trattare, nonostante alcuni passaggi siano così eccessivi da rischiare di irritare.

“Limonov” è infatti una pellicola incapace di lasciare indifferenti, un film che – sempre come colui che racconta – vive di emozioni forti, nel bene e nel male, alternando ottime trovate visive a passaggi estremamente autocompiaciuti ed evitabili.

Fonte: Il Sole 24 Ore