Mariangela Gualtieri: «La poesia? Più musica che letteratura»

Leggere versi è un rito, e un’arte. Lo capisce chi guarda gli spettacoli della poeta Mariangela Gualtieri, fondatrice, insieme a Cesare Ronconi, del Teatro Valdoca, nel 1983. La abbiamo incontrata a Festivaletteratura, a Mantova, dove ha messo in scena la sua ultima raccolta: Ruvido umano (Einaudi)

Nicola Gardini ha scritto che lei è una scrittrice che compone non con la penna ma con la voce.

In realtà compongo sempre con la penna, però sicuramente la voce – e questo tentativo di dare vita orale ai versi – è proprio al centro del mio fare poetico, perché penso che la poesia attua pienamente tutti i suoi poteri nell’oralità. Anche, ovviamente, se non disdegno la lettura silenziosa, amo farla io stessa, e la comprendo. Però nell’oralità, e in quel rito davanti a un pubblico, che è una piccola comunità provvisoria d’ascolto, la poesia diventa davvero un fatto energetico. La poesia è un’alleata, una grande alleata.

Infatti lei ha fatto della lettura poetica un’arte – ha anche scritto il libro L’incanto fonico. l’arte di dire la poesia (Einaudi, 2022). Perché è così importante anche il come si legge una poesia?

Semplicemente perché – come già diceva Leopardi e tanti altri poeti del passato – la poesia è musica. Io la sento più vicina alla musica che alla letteratura. La musica nella poesia è importante tanto quanto la parola e il silenzio. Quella tessitura di suono e silenzio si compie perfettamente nell’oralità, proprio come se la voce fosse uno strumento musicale e la scrittura una partitura. Come ho detto tante volte, noi comprendiamo benissimo che razza di sacrificio sarebbe tenere i pezzi musicali scritti e non suonarli mai, non trasformarli mai in onde sonore, in energia sonora. Non appena il suono si accende, tutto il corpo viene immerso in quel bagno acustico: la poesia non è più solo un fatto mentale: tutto il corpo partecipa a quella musica, a quel suono. Il corpo è grande esperto di gioia e godimento. Insomma c’è una maggiore pienezza e felicità, a me sembra, nel dare vita orale ai versi.

Fonte: Il Sole 24 Ore