Bologna business school, un campus per crescere nel mondo

Ci sono 180 gradini, neanche troppo ripidi, tra Villa Guastavillani, sede storica della Bologna business school, il luogo dove nel Duemila tutto è nato, e l’ampliamento del campus progettato e realizzato da Mario Cucinella. Un edificio su più livelli, «adagiato con gentilezza sulla collina», come ha detto ieri l’archistar all’inaugurazione del nuovo building, 28 milioni di euro di investimento, davanti a tutta l’Emilia-Romagna che conta. Padri nobili e amici della scuola, a partire da Romano Prodi («non capisco a che titolo sono qui. Mi sento il gatto che miagola a cui piace farsi accarezzare», dirà nel saluto finale strappando un applauso divertito alla platea). Poi Pier Ferdinando Casini, l’ex ministro Patrizio Bianchi, l’a.d. di Unipol Carlo Cimbri, gli ultimi quattro rettori dell’Università di Bologna, (Roversi Monaco, Dionigi, Ubertini, Molari).

I gradini sono un ponte tra il passato, la millenaria storia dell’Università di Bologna, che ha avviato la creazione della Fondazione della business school, e il futuro, l’alta formazione che verrà trasmessa in queste aule. «L’Università, Villa Guastavillani, è il primo millennio della nostra storia. Il campus, ci auguriamo sia il prossimo», ha detto il dean della Bbs, Max Bergami. «La nostra crescita», ha spiegato, «ci ha portato a dover considerare l’ampliamento degli spazi, sia per rispondere alla domanda esistente, sia in una prospettiva futura per rispondere ai bisogni di formazione in una società in rapida evoluzione».

Un percorso iniziato 25 anni fa che, oltre all’Università, ha visto coinvolte le istituzioni e le imprese del territorio. «La nostra business school», ha detto Bergami, «incrocia sapere accademico e pratico, ed è fortemente basata sulle relazioni che accompagnano i nostri studenti durante tutta la vita professionale». Il salto di qualità fatto in questi 25 anni è stato notevole. Da matricola del settore, all’accreditamento Equis (260 business school sulle 16mila attive nel mondo), all’ingresso nell’Efmd, l’associazione internazionale della categoria in cui sono raggruppate le scuole di alta formazione più prestigiose. Fino all’ingresso nella classifica del Financial Times con il riconoscimento di realtà globale in maggiore progresso. Oggi, gli studenti ospitati sono 3.500 l’anno provenienti da 65 Paesi di tutto il globo. I docenti sono 300, la metà del mondo delle imprese, l’altra dell’accademia.

I visiting professor sono quaranta. Vengono erogate borse di studio per due milioni, c’è una scolarship con l’Africa che porta a Bologna i talenti migliori del Continente. I soci e i sostenitori della fondazione, una compagine aperta, sono in aumento e rappresentano la parte migliore dell’imprenditoria della Regione. In ordine sparso: Ferrari, Dallara, Lamborghini, Ima, Marchesini, Kerakoll, Coesia, Granarolo. «La Fondazione», ha detto Bergami «ha incrementato il numero di soci fondatori e ha lanciato un nuovo piano di sviluppo di soci sostenitori che ha immediatamente trovato numerose adesioni. Facciamo un grande sforzo per il coinvolgimento di tutte le forze presenti sul territorio», ha concluso Bergami, «dall’Università, alle imprese, alle istituzioni».

Ieri c’erano Governo, Regione e Comune rappresentate dal ministro Anna Maria Bernini, dal presidente della Giunta Irene Priolo e dal sindaco di Bologna Matteo Lepore. Saranno stati i brevi jingle jazzati suonati tra un intervento e l’altro con un pianoforte a coda nero, sarà l’atmosfera serena di questo luogo, ma si è sentito parlare solo di collaborazione, progetti, futuro, investimenti in formazione e ricerca (1,5 miliardi sul territorio, ha sintetizzato il sindaco Lepore). Il Tecnopolo, il Cineca, l’ospitalità diffusa delle residenze universitarie negli edifici medievali, come ha ricordato il ministro Bernini.

Fonte: Il Sole 24 Ore