Professionismo e formazione mettono le ali alla Francia

Maria Luisa Colledani

Dalla nostra inviata

PARIGI

Già il nome è un programma, Ambition Bleue. La Francia ha preso la rincorsa per la Paralimpiade di casa, mica poteva sfigurare sotto la Tour Eiffel o a Les Invalides, mica poteva raccogliere qualche manciata di medaglie come a Tokyo (11 ori) o a Rio (9 ori). Così, a 48 ore dalla chiusura, conta già 17 ori, un Paese in delirio che canta con orgoglio tutto francese la Marsigliese: «È un progetto con una componente specifica per il paralimpismo – spiega Arnaud Litou, responsabile della preparazione paralimpica in senso all’ANS, l’Agenzia nazionale dello sport –. Il potenziale sportivo c’era, la rivoluzione è stata dare agli atleti e agli allenatori i mezzi per esprimersi e rinnovare i centri di preparazione». Così, la Francia si è presentata con 237 atleti (solo Cina, 282, e Brasile, 255, ne hanno di più) che stanno trascinando il Paese: oltre agli investimenti in attrezzature sportive e mediche di alto profilo e alla professionalizzazione dei tecnici, la Francia ha assegnato a ogni atleta della Nazionale un assegno da 40mila euro, facendoli entrare nel professionismo, per garantire la sicurezza economica: «Abbiamo dato priorità agli investimenti nelle federazioni in base al loro potenziale sportivo senza cadere nell’elitarismo di tipo britannico e garantendo una base di investimenti pluriennale per uno sviluppo competitivo sostenibile – continua Litou – e ci siamo ispirati al sistema canadese da cui vengo, ma anche a quello olandese e australiano. In vista di Los Angeles 2028, dobbiamo migliorare nel nuoto e la nostra fonte di ispirazione è il movimento italiano».

I fondi alle federazioni

L’inizio della svolta francese è stato, dopo il fiasco di Rio (28 medaglie totali), scegliere Litou, con il suo bagaglio di esperienza internazionale, e aumentare i fondi. Nel 2024, le 14 federazioni sportive hanno ricevuto 16 milioni di euro dallo Stato, di cui 12 dall’Agenzia nazionale dello sport, l’ente pubblico che si occupa dello sport di élite. Nel 2018, le 28 discipline paralimpiche estive e invernali avevano ricevuto 3,2 milioni di euro annui, uno dei livelli più bassi in Europa, insieme con il Portogallo. Gli aiuti complessivi agli atleti sono saliti a 1,1 milioni contro i 110mila euro del 2018. Un’ascesa progressiva e sostanziosa che ha coinvolto anche i circa 150 tecnici federali che sei anni fa in media ricevevano 40 euro al giorno, mentre oggi oscillano fra 120 e 200 euro giornalieri. Molto però resta da fare, come ha più volte sottolineato il saltatore in lungo e velocista Arnaud Assoumani, 39 anni e cinque medaglie paralimpiche in bacheca: a ogni euro investito nel paralimpismo in Francia, ne corrispondono 8 nello sport dei normodotati (a Rio il rapporto era di 1 a 20) e la chiave è quella di coinvolgere i privati per integrare le risorse pubbliche.

Fonte: Il Sole 24 Ore