Orsini: «L’addio al motore endotermico nel 2035 mette a rischio 70mila occupati»

Quello dell’auto è l’esempio più recente e più di impatto per l’industria italiana ed europea, come sta dimostrando la vicenda Volkswagen. Va ripensato il termine del 2035 come data per mettere fine al motore endotermico, prima che sia troppo tardi. «È una follia», ha detto ieri il presidente di Confindustria, intervistato all’evento Digithon, maratona di start up a Bisceglie. Per l’Italia, ha sottolineato Orsini, lo stop all’endotermico coinvolge circa 70mila occupati in Italia, in una filiera che è un’eccellenza riconosciuta a livello mondiale. «Abbiamo bisogno di mettere al centro la neutralità tecnologica e abbiamo bisogno che l’Europa corra tutta, è bene che tutti i paesi corrano alla stessa velocità», ha continuato il presidente di Confindustria.

È un problema di competitività, dell’Italia e dell’Europa. Siamo un paese manifatturiero, ha detto Orsini, rimarcando i 620 miliardi di export del nostro paese e i 100 miliardi di surplus. «Non possiamo perdere filiere importanti, oltre all’auto anche la ceramica, il vetro, il settore navale per fare alcuni esempi», ha continuato Orsini. «Le transizioni vanno realizzate con le giuste tempistiche, l’obiettivo di azzerare le emissioni al 2050 è molto ambizioso, non è solo una nostra osservazione, ma l’ha detto anche il Governatore della Banca d’Italia. Dobbiamo proteggere il know how del nostro paese, emettiamo il 7% di Co2, mentre rappresentiamo come Ue il 15% del pil a livello mondiale», ha detto il presidente di Confindustria.

Auto, quindi, ma non solo. C’è tutto il tema dell’energia in primo piano: le famiglie e le imprese italiane continuano a pagare un prezzo della bolletta elettrica tra il 30 e il 40% superiore alla media Ue. A luglio scorso, per esempio, il prezzo medio italiano del Kwh è stato di 128 euro, 89 in Germania e 51 in Spagna. La via, secondo Orsini, è inserire nel mix energetico il nucleare, «centrali piccole di ultima generazione», riavviando in Italia la sperimentazione, tenendo conto che nel nostro paese esistono circa 70 aziende che operano nel settore e che sono un’eccellenza a livello mondiale.

Sul Green Deal ci sono in gioco l’industria e la competitività dell’Italia e dell’Europa. Le imprese sono attente all’ambiente, l’Italia, per esempio, è leader a livello internazionale nel riciclo, ed ha raggiunto già nel 2021 i target europei del 2023, ha sottolineato ancora Orsini. Ma la decarbonizzazione non può mettere a rischio la tenuta dell’industria europea e del nostro paese. E soprattutto va realizzata rispettando la neutralità tecnologica. Fattore di competitività sono anche la digitalizzazione, compresa l’Intelligenza artificiale «può essere una grande opportunità per le nostre imprese», e le competenze.

Fonte: Il Sole 24 Ore