Paralimpiadi, Italia da record con 24 ori e 71 medaglie

Dalla nostra inviata

PARIGI

Au revoir, Paris. E quanto ci hai fatto crepitare il cuore. La Nazionale azzurra sfilerà questa sera allo Stade de France per la cerimonia di chiusura con 71 medaglie (in 12 sport), meglio delle 69 di Tokyo e con 24 ori, contro i 14 del Giappone. Il nuoto è il forziere italiano con 37 podi (16 ori), terza migliore Nazione al mondo in piscina, dietro a Cina e Gran Bretagna. Mai come alla Paralimpiade le medaglie non si contano, ma si pesano. Ognuna ha una storia, o meglio, come ricorda sempre il tecnico del nuoto azzurro, Max Tosin, «ognuna è frutto di scelte, di strade da imboccare e percorrere». Brillano tutte le medaglie azzurre, compresi i tanti quarti posti, ma se ce n’è una che tutte le riunisce è l’oro in staffetta (e i tre bronzi individuali) conquistato da Giulia Terzi in piscina. Mamma da sei mesi di Edoardo, andava agli allenamenti alla piscina Cambini-Fossati di Milano con il passeggino e il biberon. Ha avuto il coraggio di riconoscere le sue debolezze e di trovare forza: «Ho pianto tanto in questi giorni ma l’avevo promesso a Edoardo, ti lascio con la nonna e torno con la medaglia (quattro in effetti, ndr). Sono fiera di me, voglio essere una buona mamma e un’atleta vincente». Insomma, start your impossible.

Chi c’è dietro le medaglie

Medaglie e record, centesimi a un passo dal podio: è la magia degli atleti e delle atlete azzurre. Hanno corso, nuotato, lanciato, saltato oltre gli avversari e le avversità. Sono loro la copertina dei Giochi, unici e bellissimi, ma tutti loro, nelle mixed zone di questi giorni, dopo aver analizzato le performance sportive, hanno detto grazie (già, ci hanno ricordato anche quanto poco diciamo grazie…). La famiglia, gli amici, fidanzate e fidanzati, i medici, i fisioterapisti, gli psicologi, i preparatori, gli allenatori. Il dietro le quinte di ogni medaglia è infinito, è un viaggio, un’avventura dove c’è anche molta pianificazione, l’offerta di corsi ad hoc per tecnici dello sport paralimpico. Lo dimostra, ad esempio, la crescita esponenziale del nuoto azzurro sullo scacchiere globale: a ogni manifestazione in Italia, grande o piccola che sia, riempie i palazzetti di bambini, gli atleti di Brisbane 2032. Ma c’è anche un altro mondo da considerare. Lo ricorda Augusto Bizzi, fotografo di lungo corso alle Paralimpiadi: «Ricordiamoci chi veste, chi accompagna, chi aiuta gli atleti nella quotidianità, di queste figure silenziose lo sport si nutre e, allo stesso, ne ha un gran bisogno». Perché lo sport possa davvero essere un contaminatore del cambiamento sociale.

Oggi, dopo undici giorni di gare, la Tour Eiffel sembra più stilizzata che mai. Due virgole, l’una appoggiata all’altra. Come “hito”, il kanji che in giapponese significa persona e che quasi cammina. Due tratti sobri che si uniscono in punta. Non è forse vero che viviamo appoggiandoci l’un all’altro e che la nostra ragion d’essere è solo in funzione dell’altro?

Fonte: Il Sole 24 Ore