Sempre più donne professioniste, ma aumenta il divario di incassi

La prima, più immediata, ragione del divario è nel tempo che le donne possono dedicare al lavoro, rispetto a una distribuzione ancora squilibrata dei carichi familiari. Secondo un questionario distribuito sempre da Agdepp, l’associazione che riunisce le Casse previdenziali, solo quattro donne su dieci possono dedicare più di otto ore al giorno alla professione, mentre per i colleghi uomini si sale a sei su dieci.

Le distanze, poi, sono ampie in ogni Regione, ma pesano di più in quelle a economia avanzata con il primato del Lazio (-52%) e il minimo toccato in Sardegna (-36%) . Complessivamente al Nord la distanza tra i redditi dei due sessi raggiunge il 47%, contro il 44% del Sud (gap calcolati tuttavia su importi diversi: il reddito dichiarato dai professionisti del Sud è in media del 46% inferiore rispetto a quello dichiarato dai professionisti del Nord).

Ingressi e cancellazioni

Anche l’aumento delle lavoratrici che scelgono la libera professione va calato in una prospettiva più complessa. Da un lato, infatti, le donne sono già la maggioranza tra i professionisti più giovani: rappresentano il 53,6% nella fascia d’età fino ai 30 anni e il 53,7% tra i 30 e i 40 anni. Il rapporto, invece, si ribalta a favore degli uomini se si considerano gli autonomi più maturi.

Ma a fare da contraltare al flusso in ingresso di giovani professioniste c’è il numero di quelle che cambiano idea e si cancellano. Un fenomeno che riguarda anche gli uomini ma che ricorre con più frequenza nel mondo femminile nella fase centrale della vita professionale. Infatti, in base ai dati Adepp, le 30.230 cancellazioni avvenute nel 2022 sono pressoché equamente ripartite tra uomini e donne (rispettivamente, 15.433 e 14.797), ma le professioniste che scelgono di lasciare si concentrano nella fascia d’età tra i 30 e i 50 anni (sono il 70% del totale, contro il 50% degli uomini). E il picco è tra i 30 e i 40 anni.

Tra le ragioni dell’addio, per oltre la metà delle donne (contro il 30% degli uomini) c’è il passaggio al lavoro dipendente, che può dare più certezze e stabilità. Del resto, si legge nel focus Adepp sulle donne professioniste, « il lavoro libero professionale femminile richiede maggior sacrificio rispetto a quello dei colleghi uomini», alla luce, soprattutto, dei compiti extra lavorativi che pesano sulle donne.

Fonte: Il Sole 24 Ore