Urso: Green Deal da rivedere subito o l’industria dell’auto collassa
«Non possiamo aspettare la fine del 2026 per rivedere gli obiettivi del Green Deal, altrimenti rischiamo il collasso dell’industria automobilistica europea e l’invasione di Bruxelles da parte degli operai in rivolta». Adolfo Urso è chiaro quanto preoccupato mentre conversa a Villa d’Este, dove interviene al 50esimo Forum Ambrosetti di Cernobbio, sulle prospettive dell’industria automobilistica dopo il ciclone prodotto in Germania dagli annunci di possibili chiusure di stabilimenti tedeschi della Volkswagen. L’intenzione del ministro delle Imprese e del Made in Italy è di agire subito, e chiedere di anticipare drasticamente, alla prima metà del prossimo anno, il check up sul calendario tracciato a Bruxelles, che prevede l’addio ai motori endotermici entro il 2035.
La prima occasione della richiesta italiana sarà il vertice convocato il 25 settembre a Bruxelles dalla presidenza ungherese, seguito il giorno dopo dal consiglio Competitività: «Bisogna agire subito – rilancia Urso -, perché tenere due anni il comparto nell’incertezza sul futuro significa bloccare completamente gli investimenti».
La fase è complessa, con la costruzione del nuovo Esecutivo comunitario guidato da Ursula von der Leyen che nella scorsa legislatura aveva fatto del Green Deal il cuore del programma politico europeo, prima che il Covid e il conseguente Recovery Plan rivoluzionassero le priorità. Ma quello dell’auto, rivendica Urso, «non è un problema solo italiano», perché è anche e soprattutto tedesco, e francese. In una parola, è europeo: e questo potrebbe facilitare la rete di alleanze da tessere per arrivare a un risultato.
La posizione italiana è chiara, e ruota intorno al concetto di “neutralità tecnologica” rilanciato anche dal presidente di Confindustria Emanuele Orsini per allargare il ventaglio degli strumenti attraverso i quali raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti. Non per un’impostazione «passatista», rivendica Urso, che sottolinea per esempio anche gli accordi stretti in questi mesi per rilanciare il peso italiano nella produzione di energia rinnovabile tramite piattaforme fotovoltaiche offshore.
L’energia è l’altro tema centrale nell’agenda sfogliata da Urso a Cernobbio. A ostacolare gli investimenti italiani, sostiene il titolare del ministero delle Imprese, «non è più il costo del lavoro né l’incertezza politica o regolatoria, ma i costi dell’energia». Che nell’idea del Governo vanno affrontati anche con il rilancio del nucleare in Italia.
Fonte: Il Sole 24 Ore