Orsini: con il sindacato responsabilità comune per le sfide che abbiamo davanti

«Sindacati e Confindustria hanno una grande responsabilità per le sfide che ci aspettano e non possiamo esimerci da questo. Salari, sicurezza, produttività, preservare le nostre filiere. Credo che con Landini, come con tutti i sindacati, ci sarà dialogo e il confronto sarà costruttivo, occorre mettere al centro le necessità di imprese e lavoratori che non possono essere disgiunte. Ovviamente ci saranno battaglie, ma l’obiettivo è cercare punti di incontro e risolvere i molti punti della prossima agenda, per salvaguardare imprese, lavoratori, per il benessere del paese». Esordisce così il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, collegato in video alla Festa del Fatto Quotidiano, a Roma, nel suo primo incontro pubblico con il leader della Cgil, Maurizio Landini.

Seduto sul palco Landini ha rilanciato la necessità del dialogo «per cercare accordi, dare risposte e fare i contratti. Il rapporto con Confindustria è importante – ha detto Landini – per affrontare anche i temi del futuro dell’Italia e dell’Europa e presentarsi davanti al governo con nostre proposte che mettano al centro il lavoro».

Affermazioni pubbliche, dopo un primo appuntamento che si era tenuto a luglio. I temi sul tavolo sono molti e complessi, e abbracciano tutti i punti della politica industriale italiana ed europea, dal Green Deal e il suo impatto sulle nostre imprese, a partire dall’automotive, all’energia, all’arrivo delle nuove tecnologie nel mondo del lavoro, al problema delle competenze e dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro.

C’è un terreno comune da cui partire per lavorare insieme, a parte alcuni distinguo, come per esempio il Jobs Act. «Superare il Jobs Act sarebbe un tuffo nel passato, abbiamo un gap tra domanda e offerta di lavoro che vale 43 miliardi all’anno. Per noi oggi il tema è attrarre persone, non superare una misura che sta funzionando», è stata la risposta del presidente di Confindustria alla domanda sul referendum con cui la Cgil vuole abolire la norma. Ma occorre mettersi al tavolo, ha insistito Orsini: bisogna parlare di sicurezza «capire le cause degli incidenti sul lavoro, nessun morto può essere accettato». Così come su contratti e salari, argomenti che si intrecciano con il nodo della produttività: «le retribuzioni nella manifattura sono cresciute del 3,1% nel primo trimestre dell’anno e del 4,1% nel secondo. Certo, si può fare di più, i salari vanno legati alla produttività, bisogna investire, costruire un percorso, ipotizzare contratti nuovi, legati anche alle nuove tecnologie e all’Intelligenza Artificiale». C’è il piano casa, cui il presidente di Confindustria sta lavorando, per offrire appartamenti a costo contenuto a lavoratori italiani e stranieri ed essere attrattivi, per affrontare il problema delle competenze e del calo demografico: «mi auguro che entri nella legge di bilancio».

Va affrontata anche quella «produttività di sistema», un punto cruciale sia per Orsini che per Landini, cioè quei gap strutturali che penalizzano la competitività dell’Italia e delle sue imprese. Il Green Deal e gli obiettivi posti dalla Ue: «vorremmo una posizione chiara del sindacato per capire cosa fare. Sull’automotive rischiamo la debacle, lo stop al motore endotermico nel 2035 mette a rischio il lavoro di 70mila persone in Italia, nella Ue lavorano in questo settore l’11% degli occupati. Si deve cambiare la normativa subito, entro novembre. Ma sono a rischio altri settori d’eccellenza, la ceramica, la carta, l’industria navale. Va rispettata la neutralità tecnologica».

Fonte: Il Sole 24 Ore