Caute aperture a Draghi sul nuovo debito comune

La proposta contenuta nel Rapporto Draghi di emettere nuovo debito in comune per modernizzare il tessuto economico e industriale europeo e rilanciarne la competitività sta provocando reazioni contrastanti. Nei fatti la questione è aperta, a dispetto delle prime indicazioni negative provenienti da alcuni Paesi tradizionalmente riottosi. Molto dipenderà dai risultati ottenuti dal NextGenerationEU, di cui si discute un possibile allungamento del debito.

In un podcast pubblicato mercoledì di questa settimana dal centro-studi brussellese Bruegel, Paschal Donohoe, il presidente dell’Eurogruppo, ha avuto sull’ipotesi di nuovo debito parole prudenti, ma disponibili. Prima di tutto ha ricordato che il NextGenerationEU, in tutto circa 800 miliardi di euro, è stato creato per evitare una frammentazione del mercato unico e una destabilizzazione della zona euro.

A una domanda sul sentimento prevalente tra i ministri, ha spiegato: «Direi che è cautamente positivo in termini di funzionamento attuale, ma con un ulteriore lavoro da fare per valutare se la spesa pagata con il debito sta producendo i risultati attesi». Due gli elementi messi in luce dal ministro irlandese. Il primo ha che fare con l’abilità del NextGenerationEU di ridurre le divergenze tra le economie. Il secondo riguarda l’uso effettivo del denaro (lo sguardo corre tra gli altri al caso italiano).

Paschal Donohoe ha notato i risultati raggiunti dalla Grecia, dal Portogallo, dalla Spagna o da Cipro. «Si vede chiaramente che queste economie stanno ottenendo risultati più positivi e molto diversi da quelli che si sarebbero potuti prevedere». Al tempo stesso l’uomo politico ha spiegato che è ancora da capire «quale sia stato il ruolo della spesa aggiuntiva nel raggiungere questo livello di performance, in particolare perché molte economie sono ancora nelle fasi relativamente iniziali nell’uso del denaro».

«Quindi, è molto probabile che ci sia una storia positiva da raccontare, ma penso in tutta onestà che ci sia ancora del lavoro da fare per corroborare questa mia impressione», ha aggiunto Paschal Donohoe, che da presidente dell’Eurogruppo è sempre rispettoso delle opinioni dei suoi omologhi. Ha quindi insistito su un efficace monitoraggio della spesa dei governi e sulla necessità di selezionare attentamente gli eventuali futuri beni europei da finanziare. Essi devono essere di natura “essenziale”, “esistenziale”.

Fonte: Il Sole 24 Ore