Legami, più spinta allo sviluppo globale: export già a quota 30%

Un cambio di assetto azionario, a luglio 2023, con l’ingresso di Dea Capital Alternative Funds tramite il Fondo Flexible Capital con una quota del 42%. La successiva trasformazione in società benefit, per coniugare sviluppo economico e impatto positivo su comunità e ambiente. E poi, a gennaio 2024, l’approdo al vertice nel ruolo di managing director di Massimo dell’Acqua.

E’ in queste tre tappe, chiave, che Legami, realtà tutta italiana nata nel 2003 sotto la spinta di Alberto Fassi e diventata simbolo della “cartoleria” moderna, salda la propria visione futura. Una strategia che vede l’azienda sempre più impegnata in un percorso di internazionalizzazione che punta a far evolvere il brand su scala globale entro i prossimi cinque anni.

E non potrebbe essere altrimenti. Sono i numeri stessi del 2023 a suggerire che lo sguardo oltreconfine sia la ricetta giusta per dare ulteriore smalto a un business in crescita esponenziale. Lo scorso esercizio si è infatti chiuso con ricavi complessivi per 143 milioni di euro, in aumento di oltre l’86% rispetto ai 76 milioni dell’anno precedente, e di questi ben 43 milioni, ossia circa il 30%, sono stati generati all’estero. Nel 2021 il fatturato da export valeva circa la metà, 21 milioni. Ma è da quell’anno, d’altra parte, che si è cominciato a scommettere con maggiore convinzione, dopo i primi affacci in Francia, Spagna e Germania, sui mercati stranieri, tra cui gli Emirati e il regno Unito. Il 2024, in questo, senso è la rappresentazione plastica dell’accelerazione impressa allo sviluppo: è stato siglato un accordo con Barnes&Noble negli Stati Uniti, sono state aperte boutique in Francia e Germania ed è stato tagliato il nastro alla centesima boutique in Italia.

Tutto ciò sulla scorta dei numeri 2023, che oltre a un giro d’affari in netta crescita, hanno segnato un margine operativo lordo di 28 milioni (era 7,4 milioni nel 2022), un ebit di 24 milioni (4,6 milioni) e un utile netto di 16 milioni (2,8 milioni). Un vero e proprio boom che ha portato con sè anche a un incremento sostanziale della forza lavoro coinvolta. Se nel 2021 i dipendenti erano 157 a fine 2023 erano 357 ma il personale di Legami sta crescendo costantemente di mese in mese e il piano di internazionalizzazione prevede tra l’altro l’ingresso di manager e talenti destinati a guidare lo sviluppo del brand.

Ciò avendo però ben chiaro che la parola sostenibilità non deve essere solo un concetto astratto ma un approccio concreto. «Sostenibilità significa “fare meglio”… vuol dire creare valore e profitto per l’intero ecosistema di Legami, senza sfruttare l’ambiente o le persone. Questo è il nostro sogno e il nostro impegno: contribuire positivamente alla vita delle comunità e della natura», è la visione di Fassi, fondatore ceo e anima creativa dell’azienda.

Fonte: Il Sole 24 Ore