I Parcours des Mondes si confermano un faro sull’arte etnica

Quasi tutte erano specializzate nell’arte africana e oceanica, anche se non mancavano quelle che presentavano solo reperti asiatici, americani e archeologici.

In galleria e al museo

Dato che il 2024 è l’anniversario del Manifesto del Surrealismo di André Breton e dato che il Centre Pompidou, proprio durante i Parcours ha organizzato la mostra: “Surréalisme”, che andrà avanti fino al 13 gennaio 2025, diversi mercanti hanno riproposto il rapporto tra i surrealisti e l’arte etnica con mostre tematiche. Tra queste la più importante è stata «Zones de contact. Surréalisme, Afrique, Océanie, Amérique» organizzata dalla galleria Wesley Hourdé in partenariato con lo stesso Centre Pompidou, l’Association André Breton e il Comité des Galeries d’Art.

L’edizione del 2024 dei Parcours, inoltre, in collaborazione con Christie’s, si è arricchita del premio Pierre Moos, il collezionista e uomo d’affari, che a partire dal 2008 li aveva diretti fino alla morte. Il premio, che ha lo scopo di valorizzare la pubblicazione più interessante sulle culture extraeuropee uscita nei 12 mesi precedenti, è stato assegnato a Virginia-Lee Webb, per il suo libro «An English Girl in New Guinea», che presenta le vicende della spedizione di una antropologa in Nuova Guinea nel 1914.

Parallelamente, nel quadro dell’apertura all’arte extraeuropea contemporanea, i Parcours, in collaborazione con la galleria Huberty & Breyne hanno dato “carta bianca” a François Avril per creare una serie di tele e disegni liberamente ispirati alle opere “altre”.

Gli scambi

Dato che in occasione di eventi come i Parcours, a differenza di quanto avviene nelle aste, c’è una grande riservatezza sui prezzi e sulle vendite, sembra opportuno dare la parola ai galleristi più disponibili, cominciando da Tommaso Vigorelli della galleria Dalton Somarè. «Anche quest’anno i Parcours des Mondes hanno visto la presenza dei più importanti mercanti di arte etnica del mondo e di tanti collezionisti, grandi, medi e piccoli. E per tutti è una insostituibile opportunità. In questa situazione ciascuno gioca le sue carte. Per quanto riguarda la nostra galleria posso dire che abbiamo incontrato tanta gente, in particolare abbiamo visto che, ancora di più dell’anno scorso, sono tornati numerosi collezionisti dagli Stati Uniti. Ovviamente c’erano anche molti europei, che venivano dalla Germania, dalla Svizzera, dall’Italia e da altri paesi. Come tutti gli anni abbiamo presentato opere dell’Africa subsahariana e dell’area himalayana e un’importante ascia di prestigio Songye del XIX secolo venduta a circa 30.000».

Fonte: Il Sole 24 Ore