«L’Ue cambi rotta su Ai e dati». L’appello di aziende e ricerca

Meta, in una lettera aperta pubblicata sui principali quotidiani, riunisce alcune decine delle principali aziende europee per chiedere ai legislatori di promuovere nuove regole meno restrittive sull’intelligenza artificiale. «Un cambiamento di rotta – scrivono .- per non restare esclusa dai grandi benefici di una tecnologia aperta in grado di accelerare la crescita economica e la ricerca».

Tra i firmatari del documento rivolta a legislatori e regolatori europei tra cui EssilorLuxottica, Prada, Pirelli, Exor Group e Spotify – ci sono anche nomi della ricerca e aziende come Engineering, Ericsson, Nicolò Cesa-Bianchi (Università degli Studi di Milano), Eugenio Valdano, PhD (Sorbonne/Inserm.).

Già a fine agosto, Mark Zuckerberg, che ha finanziato la pubblicazione della lettera, era intervenuto in prima persona sul settimanale The Economist contro le politiche restrittive dell’UE, definendole rischiose in un momento storico in cui perdere il treno dell’AI potrebbe compromettere il futuro.

Il messaggio è stato raccolto e rilanciato da una parte importante dell’imprenditoria europea, che scrive: «L’Europa si trova di fronte ad una decisione che avrà conseguenze sul continente per decenni. Può scegliere di riaffermare il principio di armonizzazione sancito nei quadri normativi come il Gdpr e offrire un’interpretazione moderna delle sue disposizioni che ne rispetti comunque i valori fondamentali, permettendo così che l’innovazione nell’IA si sviluppi qui con la stessa portata e velocità che in altre regioni del mondo. Oppure, può continuare a respingere il progresso, contraddire le ambizioni del mercato unico e restare a guardare mentre il resto del mondo sviluppa tecnologie a cui i cittadini europei non avranno accesso»..

Il ruolo di Meta e dei sistemi open source

La lettera, in particolare, si concentra sulla bonta e attattività per l’Europa dei modelli open source – Llama di Meta è tra questi – e sui modelli multimodali, che rappresentano un’evoluzione dei chatbot di testo. Parliamo di software che segnano un salto evolutivo, in quanto permettono di elaborare immagini, video e audio. Come dire, oltre a “parlare”, questi modelli linguistici di grandi dimensioni stanno acquisendo anche altri “sensi”. Alcuni mesi fa, Meta aveva deciso di non offrire il suo prossimo modello di intelligenza artificiale multimodale e le versioni future ai clienti nell’Unione Europea, citando una mancanza di chiarezza da parte degli enti regolatori di Bruxelles. La Irish Data Protection Commission (DPC), l’autorità irlandese per la protezione dei dati, a luglio aveva chiesto a Meta di ritardare l’addestramento dei modelli di linguaggio di grandi dimensioni (LLM) utilizzando contenuti pubblici condivisi dagli adulti europei su Facebook e Instagram.Questa decisione è stata una sorpresa per Meta, poiché inizialmente la DPC, che regolamenta l’applicazione del GDPR nell’UE in quanto molti giganti tecnologici globali, tra cui Meta, Google e Apple, hanno la loro sede europea in Irlanda, aveva dato il via libera all’IA dell’azienda in Europa.

Fonte: Il Sole 24 Ore