Formula 1: seconda vittoria di fila per la McLaren. Titolo a rischio per Verstappen. Male Ferrari

Terzo successo stagionale per il dominatore assoluto di questo gran premio: sotto la bandiera sventolata da Kylie Minogue, arruolata dalla Fia per una campagna di sicurezza stradale internazionale insieme a tante altre personalità internazionale, passa per primo nella notte fonda di Singapore il pilota della McLaren Lando Norris. Pole position e vittoria. Seconda consecutiva fra l’altro per il team, che aveva visto l’altro giovane alfiere sul gradino più alto del podio solo sette giorni fa in Azerbaijan.

Nella sempre spettacolare sessione notturna del tracciato di Marina Bay, la prova della Formula 1 è stata quasi perfetta per il vincitore. Una cavalcata unica in vantaggio, con solo una piccola sfumatura, un momento di vera paura per uno ‘svarione’ al giro 32. Che poteva costargli caro, come tanti errori di pilotaggio quando si va così forte e, al posto delle vie di fuga, ci si trova a muro senza neanche avere il tempo di accorgersene o, in qualche caso grave, l’ultimo nel 2023, nemmeno di togliere le mani dal volante per non farsi spezzare i polsi.

Invece il successo è arrivato senza problemi. Senza veri rivali. E, con lui, Norris, un nome sempre più ricorrente al vertice di questo sport, è riuscito a salire sul podio anche il compagno di scuderia Oscar Piastri, l’australiano che ormai si sta dimostrando molto più efficace del connazionale Ricciardo già nei primi anni di carriera. Piastri è riuscito a lasciarsi dietro entrambe le Mercedes, qualificate meglio, e salire sul podio: non una sorpresa ma di certo una conferma per sé e per il team che, ora, aumenta gara per gara il suo vantaggio nel mondiale costruttori. E nella classifica piloti, il margine del campione in carica Max Verstappen si assottiglia. Viste le altalenanti prestazioni degli ultimi mesi, non è male un altro secondo posto per Verstappen, già il quarto del 2024. Un bicchiere mezzo pieno, anche se il titolo inizia a essere davvero a rischio. Inqualificabile e giustificabile, invece, il decimo di Perez. Anche se a inizio anno è arrivato quattro volte sul podio, il suo punteggio solo da ottavo pilota nel mondiale è il più grande colpevole del ‘sorpasso’ di McLaren fra i costruttori. E, molto presto, forse dopo la sua gara di casa in Messico, lo porterà a un allontanamento dal team per manifesta incapacità a fornire le prestazioni che la sua Red Bull necessita da una seconda guida all’altezza della situazione.

Meritata ma senza storia: un’altra Singapore soporifera

La gara di certo non è delle più frizzanti del mondiale. Ma poco conta per il primo di giornata: lui gongola perché vede sempre di più aprirsi una chance per vincere il suo primo campionato del mondo. Con meriti suoi e del team. Senza dubbio è stata molto bella la partenza di Lando Norris, che mantiene efficacemente la prima posizione dalla quale scattava grazie a un meritato e sorprendente giro più veloce delle prove di qualifica. Un sabato dal quale erano usciti male invece piloti come Sainz, a causa di un crash contro il muro mentre si stava lanciando per il giro veloce. Davvero pochi i sorpassi e nessuno stravolgimento nelle posizioni che contano. Anzi, per poco, il rookie Colapinto avrebbe potuto sognare di superare Perez, decimo, e andare di nuovo a punti nella sua terza gara in carriera.

Dopo un sabato disastroso, pochi punti di consolazione per le Ferrari

A muro solo dopo sei giorni dopo il terribile incidente di Baku, lo spagnolo della Ferrari in gara ha iniziato anche peggio, perdendo due posizioni e scendendo fino al dodicesimo posto. Concludendo poi settimo. Meglio la rimonta di Leclerc, quinto e, soprattutto, davanti a Hamilton. Pensare che non fossero andate così male le Ferrari in qualifica, oggi la cronaca sarebbe stata ben diversa: probabilmente le rosse sarebbero state da seconda fila, magari uno sul podio e davanti a Verstappen. Come forse si vedrà nel prosieguo della stagione: alleate di Norris per togliere punti alla Red Bull o davanti alle McLaren per aiutare la Red Bull?

Fonte: Il Sole 24 Ore