Al via la fase 2 del M5S, ancora veleni sulla costituente. Lo spettro della scissione

Dalla mezzanotte il processo costituente del Movimento Cinque Stelle ha chiuso la sua prima fase, quella della raccolta delle proposte. Sono oltre 22mila e sono state “clusterizzate” sotto venti titoli che a seguire verranno scremati a dodici. Nei prossimi giorni si procederà infatti all’estrazione a sorte degli iscritti/attivisti che parteciperanno al secondo momento del confronto deliberativo che approfondiranno i temi di discussione che avranno ricevuto il maggior gradimento. «Stiamo realizzando un vero processo partecipativo e deliberativo, in cui tutti siamo coinvolti e di cui tutti siamo protagonisti. Un processo che mira ad assicurare la più ampia ed effettiva partecipazione democratica», rivendica il M5S sul sito ufficiale.

Battaglie legali all’orizzonte

Le carte bollate annunciate da Beppe Grillo, però, raccontano un’altra storia. «Resto ancora in attesa delle risposte alle domande inviate» a Giuseppe Conte, scriveva infatti Grillo appena due giorni fa richiamando i quesiti tutti puntati a contestare la regolare costituzione dell’assemblea e il tradimento dei principi ai quali l’ancoraggio del Movimento deve la sua identità e i suoi valori fondativi. L’ex comico e l’avvocato non si sono mai piaciuti e il mese di agosto ha scoperchiato la crisi con Grillo irremovibile – tanto da annunciare battaglie legali – sul No alla modifica del simbolo del partito e all’abolizione del vincolo dei due mandati.

Evocato anche Alessandro Di Battista

Un muro che attivisti, iscritti e follower di fede contiana, vogliono abbattere pronti a dar battaglia anche sul contratto di consulenza da300 mila euro l’anno che il Movimento corrisponde a Grillo. Tema, questo, ricorrente tra le proposte raccolte nella prima fase della costituente pentastellata. C’è di sicuro uno scontro tra due visioni politiche contrapposte. Ma c’è soprattutto uno scontro di potere, con i due che – con le dovute distinzioni – vogliono garantirsi il controllo del partito. E non a caso, come spesso è già accaduto, che ad affiancare l’uno o l’altro dei contendenti venga anche questa volta evocato un ritorno in campo di Alessandro Di Battista, nome capace di smuovere, e tanto, la base. Intercettato un paio di settimane fa a Roma a colloquio con la consigliera e portavoce di Grillo, Nina Monti, il diretto interessato torna però infastidito a scrollare le spalle escludendo ogni coinvolgimento («non mi interessano le questioni interne di un partito che ho lasciato tre anni fa per ragioni politiche»).

Plenaria ai primi di novembre

Questioni interne che l’ex delfino ed ex capo politico dei 5 stelle, Luigi Di Maio, sintetizza con un «non c’è niente di politico» nello scontro interno al M5S. «È solo uno scontro di potere tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo. La questione non è politica, ma è tutta legata allo Statuto perché sia Conte sia Grillo la pensano allo stesso modo, per esempio, sull’alleanza con il Pd». Colpa di entrambi. L’assemblea indetta da Conte è infatti, per Di Maio, una resa dei conti «da cui ormai non si può più tornare indietro». Lo scontro sul piano legale – poi – sarà uno «stillicidio quotidiano che farà perdere voti al Movimento», sentenzia prevedendo infine che se Conte e Grillo dovessero separare le loro strade «dimezzeranno i consensi: hanno più voti insieme che da soli e in ogni caso il saldo sarà negativo». E lo spettro della scissione nei Cinque Stelle – man mano che si avvicina la fine del percorso di riforme con la convocazione della plenaria ai primi di novembre – si fa sempre più concreto.

Fonte: Il Sole 24 Ore