Inps: assistenziale l’8% delle pensioni, con l’indicizzazione assegni su del 7,1%

La spesa per pensioni è vicina ai 347 miliardi, ma il sistema previdenziale resta in equilibrio e continuerà a essere sostenibile allargando la platea contributiva. Anche se restano tutte le incognite legate allo scenario demografico attuale caratterizzato dall’aumento dell’età media della popolazione, dal calo della fecondità e dalla riduzione della popolazione in età lavorativa, non compensati dall’immigrazione, che sta determinando un peggioramento del rapporto tra pensionati e contribuenti. Un problema non solo italiano, ma europeo. Le misure adottate dal governo hanno comunque garantito una frenata al ricorso ai pensionamenti anticipati, che lo scorso anno si sono ridotti del 15,5% dopo aver contribuito a collocare l’età effettiva di pensionamento a 64,2 anni, nonostante quella “legale” sia a 67.

Crescono intanto i trattamenti pensionistici assistenziali (+5,7% nel 2023), che rappresentano l’8% del totale. Sono questi solo alcuni dei dati contenuti nelle circa 300 pagine del XXIII rapporto annuale Inps, presentato oggi dal presidente dell’Istituto, Gabriele Fava, nella sede dell’ente alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e di vari membri del governo. Un rapporto in cui si analizza anche come la legge Monti-Fornero abbia rappresentato uan sorta di handicap per le donne. Fava ha sottolineato come l’Inps sia ormai diventato «il principale pilastro, il vero hub, del welfare italiano». E sul versante previdenziale ha affermato che le pensioni resteranno sostenibili «se entrano nel mercato del lavoro più giovani e donne».

Fava e Vittimberga: Welfare generativo e Istituto sempre più al fianco delle persone

Fava si è anche soffermato sugli obiettivi che intende centrare l’Istituto: «Il welfare necessita di un cambio di passo e di prospettiva: il futuro si costruisce affrontando le problematiche e le domande del presente, che sono evidentemente cambiate. La risposta alle nuove esigenze e ai nuovi bisogni può venire dal welfare generativo». Non solo. «L’obiettivo per i prossimi anni è rendere l’Istituto sempre più vicino ai cittadini, con servizi personalizzati, grazie anche all’impiego delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, nonché all’implementazione dell’Intelligenza artificiale», ha detto il presidente dell’Inps, che ha ringraziato il capo dello Stato per la sua presenza, come ha fatto anche il direttore generale dell’ente, Valeria Vittimberga. Che ha sottolineato i contenuti della “mission” dell’Inps: «Siamo costantemente al fianco delle persone, garantendo il pagamento delle pensioni e delle prestazioni previdenziali, fornendo assistenza sociale e assicurando una rete di sicurezza. Il nostro operato, spesso lontano dai riflettori, è cruciale per il benessere della società italiana», ha affermato Vittimberga.

Spesa elevata e età effettiva di pensionamento a 64,2 anni

Nel rapporto Inps si fa notare che nel 2023 il numero dei pensionati è rimasto stabile, intorno ai 16 milioni, e che la spesa per prestazioni pensionistiche è arrivata a quasi 347 miliardi. Una spesa che nel report viene considerata, nel confronto con gli altri Paesi europei, particolarmente elevata essenzialmente per due motivi. Anzitutto un’età effettiva di accesso alla pensione di vecchiaia ancora relativamente bassa, a 64,2 anni, a causa dell’esistenza di numerosi canali di uscita anticipata dal mercato del lavoro, a cominciare dalle Quote, nonostante un’età legale a 67 anni, tra le più alte in Europa. «Oltre a questo – si sottolinea nel dossier – le pensioni sono, in media, generose ed infatti il tasso di sostituzione della pensione rispetto all’ultima retribuzione percepita prima del pensionamento è tra i più elevati nella Ue, quasi 15 punti percentuali sopra la media europea». Ma il sistema, almeno per il momento, non è a rischio.

Pensioni anticipate: 1,5 milioni tra il 2019 e il 2021 e solo 700mila negli ultimi due anni

Una delle spine nel fianco del sistema previdenziale è stato negli anni scorsi quello dei varchi aperti per le uscite anticipate, soprattutto con Quota 100. Ma il governo Meloni con le ultime due leggi di bilancio ha scoraggiato questo tipo di uscite, introducendo nel 2023 Quota 103 (dopo la Quota 102 dell’esecutivo Draghi), che è stata poi vincolata al metodo contributivo nel 2024 e accompagnata da ulteriori paletti anche per altri canali di pensionamento prima della soglia di vecchiaia. E i dati confermano gli effetti positivi di questa stretta. In tutto il periodo compreso tra il 2013 e il 2018 sono stati complessivamente erogati (compresa Opzione donna, il canale per i lavoratori precoci e altri “anticipi”) 1.281mila trattamenti; nel solo triennio 2019-21 (quello di Quota 1000) si è arrivati ben 1,5 milioni e nel biennio 2022-23 circa 700mila.

Fonte: Il Sole 24 Ore