Telegram cede: fornirà dati e informazioni alle autorità

Dopo il pressing delle autorità giudiziarie, culminato nell’arresto il 24 agosto del suo fondatore Pavel Durov, il sistema di messaggistica cambia repentinamente una delle policy che l’hanno contraddistinta dalla sua nascita: l’anonimato garantito per tutti, anche per chi delinque (che era anche motivo di vanto per lo stesso Durov). Telegram dunque si impegna a collaborare con le autorità che dovessero bussare alla sua porta per avere dati, informazioni e numeri di telefoni di utenti coinvolti in procedimenti legali nei loro confronti.

Un passo decisivo che di fatto allinea Telegram ai suoi concorrenti, andando incontro alle istanze governative che chiedono maggior trasparenza per contrastare numerose attività illecite: dalla pedopornografica al terrorismo, dalla compravendita di droga e armi alle truffe. Comprese centinaia di organizzazioni che in questi anni hanno cercato, invano, di risalire all’identità di chi gestiva o frequentava canali illeciti su Telegram.

Il primo passo: più moderazione e controllo

A pochi giorni dall’arresto di Durov, il 5 settembre, Telegram aveva introdotto regole più restrittive per la moderazione di contenuti sensibili. «Non permetteremo che i malintenzionati mettano a repentaglio l’integrità della nostra piattaforma da quasi un miliardo di utenti», aveva scritto il fondatore nel suo messaggio, nel frattempo passato agli arresti domiciliari. Secondo il fondatore di Telegram, la piattaforma nelle ultime settimane ha introdotto un team di moderatori che, usando l’intelligenza artificiale, ha reso la funzione di ricerca più sicura. «Tutti i contenuti problematici sulla ricerca non sono più accessibili», ha aggiunto Durov sollecitando gli utenti a segnalare direttamente pratiche illegali.

Da oggi si Telegram collabora con i governi

Sempre Durov ha annunciato nella giornata di ieri ulteriori misure per garantire che la piattaforma non venga utilizzata per fini illeciti. «Per scoraggiare ulteriormente i criminali dall’abuso di Telegram Search, abbiamo aggiornato i nostri Termini di servizio e la nostra Informativa sulla privacy, assicurandoci che siano coerenti in tutto il mondo», si legge nel post. «Abbiamo chiarito che gli indirizzi IP e i numeri di telefono di coloro che violano le nostre regole possono essere divulgati alle autorità competenti in risposta a valide richieste legali». Con Durov che si era sempre vantato di non aver mai fornito dati degli utenti a terze parti o governi, appare come una vera e propria rivoluzione copernicana.

Fonte: Il Sole 24 Ore