Inps: per il 18% delle donne rischio uscita dal lavoro con la nascita di un figlio

Sono 11,6 milioni i dipendenti privati che hanno beneficiato del taglio del cuneo contributivo, rispetto alla totalità dei lavoratori pari al 79% della platea, ma la percentuale sale all’84% per le donne, fino a superare il 90% per i giovani con età inferiore ai 35 anni. L’importo medio della decontribuzione è pari a circa 100 euro; se però si porta l’attenzione solo sui rapporti a tempo pieno e attivi per l’intero mese il beneficio per il lavoratore migliora con un aumento della retribuzione imponibile lorda di 123 euro, il 46% percepisce un ammontare dell’esonero superiore a 125 euro.

Il documento

La relazione annuale dell’Inps, appena pubblicata, quantifica l’impatto della decontribuzione di 7 punti per le retribuzioni fino a 25mila euro e di 6 punti nella fascia fino a 35ila euro lorde, finanziata con poco più di 10 miliardi dalla scorsa legge di Bilancio, che il governo Meloni intende confermare con la manovra in preparazione. Da notare come soggetti più “svantaggiati”, come donne e giovani, percepiscono un minore importo della decontribuzione: la percentuale di coloro che beneficiano di un esonero inferiore ai 100 euro è maggiore per queste categorie e diminuisce all’aumentare della agevolazione contributiva come conseguenza di una retribuzione imponibile media più bassa.

La perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni

Il taglio del cuneo, andato tutto a vantaggio dei lavoratori, ha contribuito al recupero del potere d’acquisto delle retribuzioni che hanno perso terreno rispetto alla fase pre covid. In media tra il 2019 e il 2023 si registra un incremento medio delle retribuzioni del 6,8%. Si tratta di una variazione nominale delle retribuzioni decisamente inferiore a quella dell’inflazione. Infatti gli indici Istat dei prezzi convergono sul fatto che la variazione media dei prezzi al consumo tra il 2019 e il 2023 è collocabile attorno al 15-17% (peraltro, se si considerano solo i beni alimentari la variazione sale al 25%) a causa dell’incremento dei costi energetici conseguente, in particolare, all’invasione russa dell’Ucraina. Nello stesso periodo, l’indice Istat delle retribuzioni contrattuali orarie per il totale dell’economia esclusi i dirigenti evidenzia un incremento tra il 2019 e il 2023 pari al 5,2%, confermando il quadro di un significativo gap rispetto all’andamento dell’inflazione. La distanza può essere quantificata in una decina di punti percentuali.

Dalla seconda metà del 2023 iniziato il recupero grazie a rinnovi Ccnl e sgravi

Solo a partire dalla seconda metà del 2023 le retribuzioni contrattuali, con gli aumenti previsti nei Ccnl rinnovati, hanno iniziato a recuperare sull’inflazione. Occorre rilevare peraltro che, soprattutto (ma non solo) per le retribuzioni medio-basse, diversi provvedimenti governativi di riforma, in materia fiscale e contributiva, hanno inteso aumentare il salario netto pur in costanza di retribuzione lorda, modificando quindi l’incidenza del cuneo fiscale dal lato lavoratore. In valori assoluti, l’incremento su base annuale, per l’effetto congiunto delle misure intraprese, è pari nel 2024 a circa mille euro per retribuzioni mensili lorde “basse”, e sale a 1.400 euro per retribuzioni mensili lorde attorno ai 1.800 – 2.600 euro. Se analizziamo, infatti, la variazione della retribuzione netta corrispondente al salario medio lordo degli anni 2021 e 2023, l’incremento sale da circa il 6,9% per il lordo a un più consistente 10,4% per il netto. L’inps evidenzia che «si tratta, in ogni caso, di un valore ancora distante dal recupero pieno dell’inflazione».

Gap salariale penalizza donne e giovani

Per chi lavora l’intero anno la retribuzione media delle donne è inferiore del 18% a quella dei maschi, per chi lavora una parte dell’anno la retribuzione media giornaliera è inferiore del 26% a quella corrispondente dei maschi. Sul divari retributivi incide anche il fattore età: la retribuzione media giornaliera degli under 30 è inferiore del 30% a quella dei dipendenti delle classi centrali di età (30-54 anni) (72 euro contro 103) e la retribuzione media di questi è inferiore del 13% a quella degli over 54 anni (103 euro contro 118). Infine, per quanto riguarda il Paese di nascita, si osserva che la distanza tra la retribuzione media dei non comunitari e quella degli italiani e dei nati nei Paesi dell’Europa a 15 o nei Paesi industrializzati è anch’essa pari a 30 punti percentuali (74 euro contro 105).

Fonte: Il Sole 24 Ore