Benessere, Romagna modello per crescita del Pil e taglio alla spesa sanitaria

È la Romagna la culla del benessere e il modello del corretto stile di vita per il Paese. A dirlo sono i dati del Wellness Valley Report, presentato ieri al Technogym Village di Cesena in occasione del via alla Wellness Week 2024. In Romagna il 55,6% della popolazione è fisicamente attivo, contro una media italiana del 48,3%. L’impegno del territorio è evidente anche nella riduzione della sedentarietà: solo il 15,6% degli adulti è sedentario, rispetto al 28,1% nel resto d’Italia, il 23,1% dei romagnoli usa quotidianamente la bicicletta (contro il 10,7% nel Paese) e la percentuale di over 65 a rischio disabilità a causa delle malattie croniche in Romagna è del 10,5% contro una media italiana del 17%. Numeri che confermano l’efficacia delle politiche attive di promozione della salute e della prevenzione.

Un settore in crescita da 1,8 miliardi di euro di fatturato

Il report presentato a Cesena sottolinea anche l’importanza economica del wellness: il settore ha registrato una crescita del 50% tra il 2011 e il 2022 e del 17,4% dal Covid a oggi, arrivando a sfiorare un valore di 1,8 miliardi di euro. «Investire nel benessere conviene a tutti: governi, imprese e cittadini. La Wellness Valley è la dimostrazione che la prevenzione e uno stile di vita attivo portano benefici concreti», sottolinea Nerio Alessandri, fondatore e presidente di Technogym e padre del progetto che ha preso forma vent’anni fa in Romagna e ha creato il primo distretto sul benessere e la qualità della vita, riconosciuto a livello internazionale. Il comparto occupa oggi il 3,3% della forza lavoro in regione (il doppio del dato nazionale, fermo all’1,6%) e il numero di imprese dedicate al wellness è aumentato in dieci anni del 24%, mentre in altri settori le attività sono diminuite del 5,3%, con un incremento dell’occupazione del 31,5% contro un +2,8% negli altri settori. Il wellness è un traino anche per il turismo: la Romagna è la meta prescelta da quasi 9 milioni di visitatori ogni anno anche in virtù dell’offerta legata al benessere, con eventi sportivi legati al wellness di forte richiamo, come la fiera RiminiWellness che si svolge ogni anno a Rimini, in maggio.

Milano e Cortina seguono la scia

Il modello romagnolo della Wellness Valley ha già iniziato a essere replicato anche in altre regioni italiane. In particolare, il progetto Milano Wellness City 2030 e Cortina in Wellness, lanciati rispettivamente nel 2023 e nel 2024, mirano a «contribuire alla legacy delle Olimpiadi e Paralimpiadi Milano Cortina 2026, con l’ambizione di fare dell’Italia il primo produttore di benessere al mondo», precisa Alessandri.

La leva di formazione e prevenzione

Infine, l’Osservatorio della Wellness Valley conferma che il futuro della sanità passa dalla prevenzione. Attualmente, il 95% del budget sanitario europeo è destinato alle cure, mentre solo il 5% viene investito nella prevenzione. Un dato insostenibile di fronte al crescente invecchiamento della popolazione e all’aumento delle malattie croniche legate a stili di vita poco salutari. «Investire nella prevenzione non è più una scelta, ma una necessità», sottolinea Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto Clinico Humanitas intervenendo al meeting annuale della Wellness Valley. L’educazione è la leva per lo sviluppo di stili di vita salutari e quindi per la prevenzione. Al multicampus della Wellness Valley, l’Università di Bologna sta costantemente ampliando corsi di laurea e master internazionali legati ai settori della qualità della vita, della salute e del benessere: sono quasi 12.500 gli studenti coinvolti nel 2023 in questo filone di studi con un aumento dell’8% sull’anno precedente. E in un’Italia che è tra le nazioni con il minor numero di ore di educazione fisica nelle scuole, la Romagna si distingue per i suoi programmi dedicati alla promozione di stili di vita sani sin dall’infanzia. Un modello che, secondo Daniela Sbrollini, senatrice e prima firmataria del Ddl sull’introduzione dell’esercizio fisico come strumento di prevenzione all’interno del Servizio sanitario nazionale, «dovrebbe essere preso a esempio a livello nazionale».

Fonte: Il Sole 24 Ore