Nasce da una startup italiana una nuova classe di farmaci a Rna

Le terapie basate sull’Rna hanno il potenziale di rivoluzionare il settore sanitario, in particolare in ambito oncologico, nelle malattie rare, infettive e nei disturbi neurodegenerativi. Queste terapie si riferiscono a trattamenti che utilizzano l’acido ribonucleico (Rna) per modificare l’espressione genica o la produzione di proteine e le aziende biofarmaceutiche e biotecnologiche stanno investendo molto in questo campo, anche a fronte della crescente domanda di medicina personalizzata e del potenziale che queste terapie hanno nel curare esigenze mediche insoddisfatte. Secondo Technavio, le dimensioni del mercato globale delle terapie basate sull’Rna cresceranno di 1,26 miliardi di dollari dal qui al 2028. In sviluppo ci sono diverse classi di terapie a Rna, come l’Rna messaggero, i piccoli Rna interferenti e gli aptameri. A questa ultima categoria se ne aggiunge ora una nuova frutto della ricerca italiana e che ha dato vita ad Aptadir Therapeutics, società biotecnologica specializzata nella realizzazione di terapie basate su nuovi inibitori a Rna chiamati Dnmt interacting Rna (Dir) per il trattamento di tumori intrattabili e patologie genetiche. Ad anticiparci il lancio di Aptadir – primo investimento della joint venture Extend, fondata da Cdp Venture Capital, Angelini Ventures ed Evotec – è Giovanni Amabile quale presidente esecutivo e amministratore delegato ad interim.

«Abbiamo trasformato in aptameri, quindi in potenziali farmaci, una classe specifica di Rna che non lo era a partire dalla scoperta dell’ematologa italiana Annalisa di Ruscio assistant professor alla Harvard Medical School (co-founder di Aptadir con Vittorio De Franciscis del Cnr, ndr) – racconta Amabile – La ricerca, pubblicata nel 2023 su Nature Communication, ha svelato che all’interno delle cellule esiste un meccanismo per difendersi dallo sviluppo del cancro e che consiste nel bloccare la metilazione dei geni oncosoppressori. In pratica, nel momento in cui gli oncosoppressori vengono metilati di fatto non c’è più un controllo alla proliferazione cellulare e quindi ne consegue sviluppo e progressione di patologie cancerose». Da qui, la scelta di trasformarli in un farmaco in una prima patologia cancerosa, la sindrome mielodisplastica, una condizione in cui i pazienti hanno un altissimo rischio di sviluppare leucemia mieloide acuta. Ma ci siamo accorti che lo stesso meccanismo – che è uno di quelli chiave nel cancro – è di fatto riprodotto anche in alcune patologie genetiche rare, come la sindrome dell’X fragile, che al momento non ha terapia. Abbiamo quindi sviluppato un’altra molecola che ha come target questo specifico gene e che agisce da scudo a queste proteine metilanti».

La vera sfida che stanno di fatto affrontando tutte le biotech che lavorano in questo ambito è fondamentalmente quello di bersagliare in maniera specifica il tessuto che è oggetto del processo patologico. «Lo stiamo affrontando al momento con delle nanoparticelle lipidiche che vengono ingegnerizzate per riconoscere la superficie delle cellule bersaglio e quindi stiamo portando avanti due filoni di ricerca: uno è fortemente legato all’inibitore della metilazione, il secondo è quello di creare il veicolo in grado di trasportare sul bersaglio il farmaco» precisa Amabile, che aggiunge: di fatto, la tecnologia dell’Rna, è anche un approccio che potrebbe sostituire via via la terapia genica. È infatti un approccio più sicuro perchè non ha bisogno di vettori virali e l’altra attrattività degli Rna terapeutics è che la produzione industriale è molto meno costosa e più veloce».

Aptadir ha ricevuto 1,6 milioni di dollari in finanziamenti pre-seed dalla joint venture Extend che verranno utilizzati per ottimizzare la prima molecola, Aptadir Ce-49 prima della fase clinica. «Dai dati ottenuti ad oggi, i Dir sono inibitori altamente selettivi, stabili e non tossici e hanno il potenziale per essere utilizzati nel trattamento di diverse indicazioni terapeutiche – conclude Amabile – e a breve inizieremo la raccolta fondi per portare il farmaco in sviluppo clinico. Abbiamo quindi come scopo la raccolta di almeno 10-15 milioni di euro».

Fonte: Il Sole 24 Ore