Libano: stranieri in fuga, oltre 300 gli italiani nel paese. La missione dei militari Unifil resta

Decine di migliaia di persone stanno fuggendo dalle bombe israeliane sul sud del Libano e dal timore che le forze di terra dell’Idf rompano gli indugi ed entrino nel Paese dei Cedri. Ma a dare il senso dell’emergenza e del rischio che si sta per abbattere sul Libano è anche l’appello delle cancellerie europee ai propri connazionali a lasciare il Paese al più presto. Almeno finché i voli sono ancora disponibili visto che diverse compagnie aeree hanno già sospeso le loro tratte.

Oltre 300 gli italiani in Libano per motivi di lavoro

Un “consiglio” espresso anche dal ministro degli Esteri Antonio Tajani agli italiani, mentre il Regno Unito sta già valutando piani di evacuazione da Cipro, inviando sull’isola circa 700 soldati. Sono oltre 300 i connazionali che si trovano nel Paese dei Cedri per motivi di lavoro, ha stimato Tajani. «Consigliamo loro di lasciare il Paese in questo momento. Ci sono ancora voli da Beirut», ha incalzato il vicepremier parlando a margine dell’assemblea dei parlamentari del Ppe a Napoli. Diversa invece, ha spiegato, la situazione per quelle tremila persone che hanno la doppia nazionalità, italiana e libanese, e che quindi hanno meno interesse a lasciare le loro case e il proprio Paese. Il governo, in contatto con le Nazioni Unite, sta inoltre lavorando perché «venga garantita la sicurezza» dei militari italiani del contingente Unifil di stanza nel sud del Paese.

Unifil nel Sud del Paese rimane attiva

«La missione rimane attiva nel sud del Libano e non ci sono feriti tra i nostri caschi blu», ha spiegato il portavoce di Unifil, Andrea Tenenti, commentando l’escalation della crisi in Medio Oriente dopo i recenti scambi di attacchi tra Israele e Libano. «La situazione è ancora molto preoccupante – ha aggiunto -, i bombardamenti stanno continuando in tutto il sud del Libano ed anche altre zone. Al momento, in base ai dati del ministro della sanità libanese ci sono 569 persone uccise e più di 1.800 feriti. Tra i morti 50 bambini e 98 donne. Gli attacchi ai civili sono violazione delle leggi umanitarie internazionali». Attualmente la consistenza massima annuale autorizzata dall’Italia per il contingente nazionale impiegato nella missione è di 1.256 militari, 374 mezzi terrestri e 6 mezzi aerei. In ambito nazionale l’operazione è denominata “Leonte”. Dal 2 agosto il generale di brigata dell’esercito Stefano Messina è al comando del Settore Ovest di Unifil (United Nations Interim Force in Lebanon) e della Joint Task Force italiana in Libano, principalmente composta da militari della Brigata “Sassari”.

Fonte: Il Sole 24 Ore