L’Ai e le nuove tecnologie ci stanno rendendo più fragili e più stupidi?

Il libro lo trovi già disponibile in pre-order negli store online tra cui Shopping 24 e Amazon e Feltrinelli.

L’autore: Luca Tremolada

Giornalista, genovese e gamer. Ha lavorato in televisione, radio, per l’online e sulla carta stampata. Scrive di scienza, innovazione, tecnologia e creatività nella redazione scientifica di Nòva 24. Appassionato di dati e matematica, è coordinatore scientifico dei corsi di Intelligenza artificiale di Sole 24 Ore Formazione dove insegna data science e data journalism. Autore e conduttore radiofonico produce i format video di Ascanio e Think Tally Talk. Ha fondato Info Data, il blog di data journalism nato nel 2010 per raccontare le notizie con i numeri. Ha ricevuto il premio Gabriele Lanfredini sull’informazione; il premio giornalistico State Street, categoria “Innovation”; DStars 2019, categoria journalism.

Cosa significa tutto ciò? Significa semplicemente che i risultati dei sistemi educativi in Occidente stanno peggiorando. Parliamo di Paesi ricchi, dove da almeno vent’anni sono diffusi smartphone, computer e banda larga. I risultati per l’Italia, pubblicati dall’Invalsi, mostrano un calo del rendimento medio degli studenti italiani in tutte e tre le aree rispetto alle precedenti edizioni.

Comprendere i motivi di questo calo di “attenzione” è l’obiettivo di questo libro. Un compito tutt’altro che banale. Ecco perché non servono scorciatoie sociologiche. Il primo pensiero è che sia colpa di internet, della posta elettronica, dei motori di ricerca e di tutte quelle novità che, negli ultimi vent’anni, ci hanno reso più veloci, efficienti, più schiavi e comunque diversi.

Serviranno anni, e possibilmente l’accesso ai dati delle grandi piattaforme private che gestiscono social network, videogiochi e chatbot, per capire qualcosa di più su cosa le nuove generazioni (e noi stessi) facciamo davanti ai nostri schermi. Fino ad allora, continueremo a lavorare su sondaggi, questionari, interviste e su qualche coraggioso studio longitudinale.

Fonte: Il Sole 24 Ore