Isernia, Belluno e Savona le più Naturali d’Italia”

Sono Isernia, Belluno e Savona i tre capoluoghi più naturali d’Italia. La classifica stilata dalla società nature tech 3Bee mette in luce le città che si distinguono per la loro capacità di mantenere un ambiente ricco di biodiversità, attraverso un indicatore di performance che misura l’abbondanza media di specie correlata all’uso del suolo (Msa Land Use). In queste tre città l’indicatore dell’integrità della biodiversità locale utilizzato per valutare l’impatto delle attività umane sull’ambiente naturale risulta superiore a 0.9.

Queste città sono situate in regioni che beneficiano di un’ampia copertura vegetale e di un basso livello di antropizzazione, elementi che contribuiscono a favorire il mantenimento della biodiversità. Al quarto e al quinto posto, con valori intorno allo 0.89, ci sono L’Aquila e Ascoli Piceno che beneficiano della vicinanza a vasti parchi naturali, rispettivamente il Parco Nazionale del Gran Sasso e quello dei Monti Sibillini. La complessità morfologica delle aree circostanti, caratterizzate da montagne, ricca vegetazione e fiumi, contribuisce a preservare una diversità significativa di specie, mitigando le pressioni derivanti dall’urbanizzazione.

Dal sesto al decimo posto della classifica, si incontrano Pistoia, Reggio Calabria, Lucca, Massa, e Messina si distinguono per un Msa Lu compreso tra 0.85 e 0.87. Ciò è dovuto a una combinazione di copertura vegetale significativa e varietà di habitat, che includono aree costiere e montane, permettendo alle città sopra menzionate di mantenere un’elevata biodiversità.

Criticità nelle città più grandi

Le grandi città italiane mostrano significative criticità in termini di biodiversità. Milano (con un indicatore di 0.43) è posizionata al 98° posto e soffre particolarmente a causa della grande cementificazione e della scarsa copertura vegetale, elementi che riducono drasticamente la resilienza ecologica della città. Roma, al 66° posto (0.57), pur vantando numerosi parchi storici, è penalizzata dall’espansione urbana incontrollata e dalla frammentazione degli habitat, che contribuiscono a limitare la connettività ecologica e la capacità della capitale di sostenere una biodiversità ricca. Torino (91° posto), Napoli (92° posto) e Catania (93° posto), con un indicatore Msa Lu che si aggira intorno allo 0.47, affrontano problemi simili: l’urbanizzazione intensa e la cementificazione. Mancanti i dati relativi alla gestione delle aree verdi che potrebbe, in caso di negligenza, contribuire a una biodiversità limitata in queste città.

L’azione dell’uomo e il rischio climatico

La classifica delle città più naturali d’Italia è stata elaborata dalla nature tech 3Bee tramite l’applicazione parziale della nuova piattaforma di monitoraggio della biodiversità interamente sviluppata dallo stesso team. I processi e protocolli su cui si basa la piattaforma 3Bee sono stati sviluppati in collaborazione con Esa (Agenzia spaziale europea): i dati satellitari da cui viene tratto l’indicatore di performance scattano una fotografia riferita al 2020. «Gli standard utilizzati – afferma Niccolò Calandri, ceo di 3Bee – sono riconosciuti dall’Onu: in base al tipo di suolo è possibile stimare quante specie sono presenti in un determinato punto, siano esse piante, animali o microbi. In pratica l’indice finale restituisce quanto una provincia si è urbanizzata oppure quanto pressione viene generata a causa dell’agricoltura. Sono queste le due principali variabili che incidono sulla biodiversità».

Fonte: Il Sole 24 Ore