Pnrr a rilento: finora ha prodotto un terzo della crescita attesa all’inizio

Le sorti del Piano strutturale di bilancio, e quelle della crescita italiana dei prossimi anni, dipendono per una quota consistente dal Pnrr che finora, con i suoi investimenti, ha portato al Pil del Paese solo un terzo della spinta che si attendeva. Perché la spesa reale ha viaggiato a ritmi decisamente più lenti rispetto alle ambiziose ipotesi iniziali.

Il quadro appare chiaro dalle tabelle del documento inviato dal Governo alle Camere. Nei calcoli aggiornati dal ministero dell’Economia, la spesa in conto capitale generata dal Piano nazionale di ripresa e resilienza ha portato il prodotto interno lordo 7 decimali sopra i livelli che avrebbe raggiunto in assenza del Recovery. I programmi elaborati in partenza, però, a questa altezza di tempo prevedevano un +2,2% rispetto allo scenario di base: il triplo abbondante, appunto.

Gli inciampi nella spesa e le difficoltà del programma iniziale, che hanno portato alla rimodulazione del Piano concordata l’anno scorso con la Commissione Ue, sono ovviamente noti da tempo. Tanto è vero che già il programma di bilancio dell’autunno 2023 aveva rivisto drasticamente al ribasso le stime dell’esordio, prevedendo per quest’anno uno scostamento del +1,6 per cento.

Sono bastati 12 mesi, insomma, per arrivare oltre il taglio del 50% dei calcoli contenuti nell’ultimo Dpb.

Il problema ovviamente è nella spesa effettiva, l’unica che può incidere davvero sulla crescita. I ritardi accumulati fin qui hanno ovviamente attenuato la spinta al prodotto, ma preoccupano il ministero dell’Economia anche per un altro motivo. Al netto delle ipotesi di proroga che sono destinate a rimanere tali ancora per un po’, infatti, senza un’accelerazione decisa in questi mesi gli obiettivi di spesa a fine 2026 rimangono quelli iniziali. Questo comporta una concentrazione delle uscite nella fase finale del Piano; e le spese collegate ai prestiti del Recovery incidono sul deficit, chiamato a scendere drasticamente proprio dal nuovo Piano strutturale di bilancio.

Fonte: Il Sole 24 Ore