Pogacar conquista anche il Mondiale. Un campione immenso che riscrive la storia del ciclismo

Dobbiamo smetterla di paragonarlo a Eddy Merckx. Oppure a Fausto Coppi o a qualche altro illustrissimo campione della storia del ciclismo.

Dobbiamo farcene una ragione, ormai i confronti sono superati, non servono più. Confondono, ci fanno perdere la sua grandezza che, ormai, è unica. Perchè è un diamante purissimo, un pezzo unico che, proprio per questo, ha ormai un valore inestimabile.

Tadej Pogacar, sloveno di 26 anni, ha vinto anche il Mondiale di Zurigo. E lo ha vinto alla sua maniera. Da fenomeno: andando via quando ha ritenuto che fosse ora di prendere il volo e lasciare i suoi due rivali, l’olandese Van Der Poel ed il belga Evenepoel, al loro destino. Quando la maglia verde fucsia di Tadej mette la freccia mancano ancora 100 chilometri al traguardo, cioè quattro giri. Una distanza da accapponar la pelle per il ciclismo moderno. Eppure Pogacar, sulla prima salita del circuito (con una pendenza al 18 per cento), vola via come se fosse sospinto dal vento, o da qualche benevolo nume del ciclismo.

Tutto dicono: ma quello è impazzito? Come si è messo in testa? Va bene che è Pogacar, che quest’anno ha già vinto Giro e il Tour, ma a tutto c’è un limite. E invece quello che è un limite per molti, non lo è affatto per Tadej che, man mano che s’invola, riprende tutti i fuggitivi. Li aggancia come fossero vagoncini di un treno troppo lento per lui lanciato verso il suo primo titolo iridato da professionista per completare la tripletta (Giro, Tour, Mondiale) riuscita fino ad ora soltanto a Eddy Merckx (1974) e a Stephen Roche nel 1987.

Un rullo compressore, lo sloveno. Gli ultimi 51 chilometri (due giri del circuito) li fa da solo mantenendo un ritmo altissimo. Solo nell’ultima tornata, Evenepoel e Van Der Poel si svegliano riducendo a una quarantina di secondi il distacco.

Fonte: Il Sole 24 Ore