Balenciaga insegue il caos, perché la moda non deve aver paura di sbagliare

Un punto di vista: senza quello la moda sono solo vestiti, cose, roba. Eppure, trovare oggi moda con un vero punto di vista è cosa ardua. Non necessariamente originale – in questo momento è difficile che qualcosa possa esserlo del tutto – ma almeno personale e sentito.

Demna di Balenciaga lo ha, ed è chiaro nell’esprimerlo. Dice a conclusione dello show, nel penultimo giorno della fashion week parigina: « La moda deve essere piena di idee, deve essere disordinata e ingarbugliata, piena di errori». E poi l’affondo: «La moda che sta ferma perché ha paura è inutile». La sfilata, a proposito, si apre a sorpresa con una riflessione brutalista e sgraziata – è questo il peculiare registro espressivo di Demna, la sua segnatura – sul sexy, con i lacci del corsetto gigantizzati e i reggicalze in trompe l’oeil.

Demna si muove: è l’annuncio di una nuova direzione. A metà dell’azione, però, si ferma, e torna al noto, non per paura, si direbbe, ma per tenacia di punto di vista, e perché le sue idee rimangono quelle: gli accumuli di capi, i volumi estremizzati, il dramma plumbeo e irridente, le forme rozze. La collezione ha una qualità mercuriale: sfugge al giudizio, e alle classificazioni. Annuncia uno scarto in avanti mentre lo nega, che poi sembra essere il carattere degli autori di oggi, ossia fare se stessi ad nauseam, con incrollabile dedizione, testardi fino all’autosabotaggio.

È dedita alla causa della femminilità consapevole Stella McCartney, che ancora una volta mescola maschile e femminile giocando con i volumi mentre ricerca la possibilità di una realizzazione cruelty free. La formula funziona anche quando si avanza di poco, come avviene questa stagione. Gabriela Hearst vitalizza una visione sostanzialmente minimalista con sentori kitsch di rodeo e country, mentre Chitose Abe di Sacai lavora linee scultoree, di gusto couture, con piglio metropolitano. Le forme che nascono da questo ibrido di strada e atelier sono a tratti infelici, ma quando Abe trova equilibrio, vola. È poetico e sperimentale, in fine, il lavoro di Rokh Wang, in arte semplicemente Rokh, che il suo punto di vista lo esprime sostanzialmente nel fare, tagliare, innestare, drappeggiare. La sua tecnica è lirica, toccante, ancor di più perché si muove in uno spazio personale, lontano dai riflettori.

Fonte: Il Sole 24 Ore