Libano, i 1200 soldati italiani nei bunker: governo in allerta

Sulla Blue Line, in quel cuscinetto a guida Onu tra Libano e Israele, ormai si vive alla giornata. Con l’escalation della crisi mediorientale che continua a toccare livelli sempre più preoccupanti, nelle basi Unifil i militari sono costretti a rifugiarsi sempre più spesso nei bunker. La situazione in Libano si fa di ora in ora più complessa ma, assicura Andrea Tenenti, portavoce di Unifil, la missione Onu schierata nel sud del Libano, «i caschi blu rimangono nelle loro posizioni. E siamo pronti a qualsiasi eventualità. La sicurezza delle nostre truppe è fondamentale, ma siamo qui anche per proteggere i civili».

La premier Giorgia Meloni convoca d’urgenza ministri, ambasciatori e vertici dei servizi – già in allerta da settimane per il rischio di riverberi della crisi in Medio oriente sulla sicurezza nazionale – non appena arrivano le notizie dei missili che l’Iran lancia su Israele. Al vertice, spiega una nota di Palazzo Chigi, «hanno partecipato il Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri Antonio Tajani in collegamento da remoto, il Ministro della Difesa Guido Crosetto, il Sottosegretario Alfredo Mantovano, autorità delegata per i servizi di sicurezza, i vertici dei servizi segreti, il Consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio e, in collegamento, l’Ambasciatore d’Italia in Israele, Luca Ferrari».

L’allerta era già massima, e la situazione monitorata “minuto per minuto”. Tra le indicazioni che vengono fuori dall’incontro, quella di un tavolo permanente, per essere pronti ad adottare «tempestivamente le misure necessarie». Un «appello» a tutti gli attori a fermarsi per evitare una «ulteriore escalation». E la richiesta, alle Nazioni Unite, di rivedere e «rafforzare» il mandato della missione Unifil e «assicurare la sicurezza del confine tra Israele e Libano».

Mercoledì 2 ottobre le Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato svolgono le audizioni del Vicepresidente del Consiglio dei ministri e Ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani, e del Ministro della Difesa, Guido Crosetto, sui più recenti sviluppi in Medio Oriente. Tajani e Crosetto sono pronti a riferire su quanto sta accadendo anche in Aula, se sarà necessario, come peraltro hanno chiesto a gran voce le opposizioni. «Siamo tutti preoccupati per l’escalation in atto in Medio Oriente e per i nostri militari che sono nel contingente Onu, e stiamo favorendo l’evacuazione di tutti i nostri connazionali dal Libano», confida il responsabile della Farnesina in un intervento a 4 di sera, su Retequattro.

Meloni a primo ministro Libano, impegno per cessate fuoco

Prima del vertice a Palazzo Chigi, Meloni ha avuto una conversazione telefonica con il Primo Ministro del Libano, Najib Mikati. In questa occasione ha ribadito «l’impegno italiano per un cessate il fuoco e una soluzione diplomatica al conflitto che permetta agli sfollati di tornare alle proprie case». E che l’Italia, anche quale Presidenza di turno del G7, «continuerà a lavorare per una de-escalation a livello regionale». Meloni anche in quella circostanza ha ricordato «il ruolo cruciale dei militari italiani presenti nel sud del Libano all’interno della missione Unifil», e sottolinea «l’importanza della loro sicurezza».

Fonte: Il Sole 24 Ore