Dengue, dal focolaio di Fano al resto d’Italia, ecco l’ultimo bilancio dell’Iss

La buona notizia è che il focolaio di dengue nel territorio di Fano, Marche, starebbe perdendo mordente. A oggi i casi sono in tutto 119 nella città marchigiana. Tutti autoctoni, registrati in seguito al focolaio del virus trasmesso unicamente da zanzare Tigre, come tengono a sottolineare dalla Regione. Di questi, 105 sono casi confermati e 14 “probabili”. Inoltre, come comunicato dall’Istituto zooprofilattico sperimentale Umbria Marche, “le ultime catture non hanno evidenziato la presenza di virus nelle zanzare, come era invece stato rilevato nei giorni precedenti”.

A tracciare il bilancio per il focolaio di Fano è stata giovedì 3 ottobre l’ultima riunione del Gruppo operativo regionale per le emergenze sanitarie (Gores) a cui hanno partecipato esperti di vari settori, sia regionali che della azienda sanitaria territoriale di Pesaro Urbino. Si è fatto il punto sull’evoluzione della situazione, che mostra “un trend in diminuzione – rilevano gli esperti – con casi sporadici negli ultimi giorni e la curva di incidenza, che si basa sulla data di inizio sintomi, al momento in fase discendente”. In ogni caso il monitoraggio resta attento, anche a fronte dell’espandersi del virus contro cui l’Organizzazione mondiale della sanità proprio in questi giorni ha lanciato un Piano di contrasto da 55 milioni di dollari da attuare entro settembre 2025. Segno che il pericolo di diffusione c’è, anche in zone non ‘sospette’ come l’Italia.

Le misure a Fano

Nel territorio marchigiano sono state messe in atto tutte le misure di sanità pubblica previste in questi casi, come da indicazioni del Piano nazionale Arbovirosi e della circolare del ministero della Salute per i casi confermati con esposizione autoctona, quindi senza storie di viaggi all’estero in zone endemiche. E intanto continuano le indagini epidemiologiche per definire le caratteristiche dei casi e le indagini entomologiche con il posizionamento di trappole per zanzare.

Tutte le attività messe in campo sono state avviate in stretta collaborazione tra i Servizi di Prevenzione umana e veterinari ed è stata potenziato il sistema di sorveglianza, sensibilizzando i medici ospedalieri e territoriali, medici di medicina generale e Pediatri per l’individuazione di pazienti con criteri clinici compatibili con infezione da virus Dengue. Inoltre, tutti i casi sono stati approfonditi e segnalati nella piattaforma della sorveglianza delle malattie trasmesse da vettori istituita presso l’Istituto superiore di Sanità. Il Laboratorio di riferimento regionale, il Servizio di Virologia dell’Azienda ospedaliero universitaria delle Marche, ha analizzato i campioni per la definizione dei casi e sta procedendo allo studio delle sequenze virali, per determinare la possibile catena di trasmissione della malattia. Sono state poste trappole per zanzare per studiare in zone specifiche di Fano la consistenza della popolazione di zanzare e il grado di infettività e dopo le disinfestazioni già fatte nel territorio cittadino è previsto un nuovo intervento nei prossimi giorni come indicato in questi casi dal Piano Nazionale Arbovirosi.

L’aggiornamento dell’Istituto superiore di sanità

A tracciare il bilancio nazionale è l’Istituto superiore di sanità: salgono a 572 i casi confermati di Dengue in Italia, riporta l’Iss, di cui 130 autoctoni, con il focolaio principale nella regione Marche, che ha visto nell’ultima settimana un calo del 93% dei casi segnalati rispetto a quella precedente. Dal 1 gennaio al 1 ottobre 2024 al sistema di sorveglianza nazionale risultano 442 associati a viaggi all’estero e 130 casi autoctoni, con il focolaio di dimensioni maggiori appunto nella Regione Marche mentre casi sporadici e focolai più limitati di infezione autoctona di virus Dengue di tipo 1, 2 e 3 sono stati segnalati in Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, Abruzzo e Toscana. Dall’Iss sottolineano che “sono state attivate le misure di controllo della zanzara vettore (del genere Aedes) e di prevenzione per garantire la sicurezza di trasfusioni e trapianti nelle aree interessate come previsto nel Piano Nazionale delle Arbovirosi (consulta il “Piano nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle Arbovirosi 2020-2025”.

Fonte: Il Sole 24 Ore