Manovra, Giorgetti chiede sacrifici: ecco cosa può succedere

La manovra richiederà «sacrifici da tutti» perché rimettere a posto i conti pubblici, come esige Bruxelles, impone uno sforzo da parte di tutti, dai cittadini alle imprese, grandi e piccole. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, coglie al balzo l’occasione offerta da un’intervista rilasciata a Bloomberg per cominciare a mettere in fila i tasselli del prossimo bilancio. Ma le sue parole, per ora, hanno avuto un unico risultato concreto, quello di far sbandare la Borsa di Milano che chiude a -1,5%, la peggiore in Europa.

La precisazione di Giorgetti

Ma quali sono i settori che saranno chiamati a sacrificarsi? Giorgetti non fornisce indicazioni puntuali ma ci tiene a precisare che non sarà«la replica della discussione sugli extraprofitti delle banche», andata in scena lo scorso anno. Prima di tutto, extraprofitti «è un termine scorretto». Si deve parlare di «tassare i giusti profitti, gli utili», calcolati «in modo corretto». Nessun versamento volontario («le aziende non fanno beneficenza», taglia corto il ministro), ma la “stella polare” è l’articolo 53 della Costituzione secondo cui »tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva».

Le fibrillazioni dentro la maggioranza

Dal Mef, poi, spiegano che si chiederà uno sforzo alle imprese più grandi che operano in determinati settori in cui l’utile ha beneficiato di condizioni favorevoli esterne. Sulle modalità del loro contributo è in corso un confronto. «Niente nuove tasse», viene comunque messo in chiaro, anche perché qualche fibrillazione arriva da dentro la maggioranza, da Forza Italia, sempre contraria «ad innalzare la tassazione in Italia», chiarisce il suo portavoce, Raffaele Nevi, alla Lega che, per bocca di Matteo Salvini, ribadisce che «questo non è il governo delle tasse» ma auspica un «contributo volontario delle banche, che hanno fatto lo scorso anno 40 miliardi di utili».

I settori al vaglio

Le banche sono da giorni sotto i riflettori e, nelle ultime ore, si sarebbe fatta strada l’ipotesi di un intervento sulle Dta (le imposte differite attive (le cosiddette Dta), ma c’è chi parla anche di una possibile mossa sulle stock option, che riguarderebbe però anche assicurazioni e altri settori. Di certo, per ora, non c’è nulla. Anche se il tam tam ha tirato in ballo anche la difesa e l’energia, che infatti soffrono a Piazza Affari. Per il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, «ci possono esser alcuni modi in cui contribuire alla situazione del debito pubblico senza avere impatti sui conti delle società» come ad esempio «lavorare sulle attività fiscali differite, fornire dei flussi di cassa al settore pubblico» ma anche mettere risorse a disposizione delle fasce più deboli o «aumentare i salari delle persone che lavorano» all’interno delle società che stanno generando «significativi profitti».

La discussione in Cdm

Poi c’è il capitolo, sempre caldissimo, dei tagli ai ministeri, tema che sarebbe stato evocato nel corso dell’ultimo Consiglio dei ministri. Secondo quanto riferito da diversi partecipanti Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti sarebbero infatti tornati a esortare i titolari dei dicasteri ad autodisciplinarsi con la spending review. Anche perché altrimenti, avrebbe ripetuto il ministro dell’Economia, toccheranno a tutti “tagli lineari”. Una nuova tornata di riduzione della spesa era ampiamente annunciata – è il nuovo parametro, peraltro, da rispettare per essere in linea con il nuovo Patto di stabilità Ue – e ora, a una decina di giorni da quando il governo dovrà mettere nero su bianco i numeri della manovra, anche definire questo capitolo diventa impellente.

Fonte: Il Sole 24 Ore