Al via Women on Board, un progetto di formazione per favorire l’inserimento delle donne nei Cda

Per Stefano Cuzzilla, presidente Cida «le governance miste, in cui è garantita un’equa presenza dei generi, sono le più efficaci e stanno dimostrando una maggiore resilienza quando si verifica una crisi. È necessario avere a disposizione competenze complementari per prendere le decisioni migliori. Questo si ripercuote positivamente anche sull’organizzazione aziendale. Nel nostro Paese, dove lavora soltanto una donna su due, dove soltanto il 28% dei manager è donna, dobbiamo rimuovere tutti fattori economici, sociali e soprattutto culturali che sono ostacolo all’affermazione della parità nel mondo del lavoro».

In Sardegna più donne nei Cda, la Basilicata primeggia per i board maschili

Tornando all’indagine di Federmanager, considerando tutti i componenti dei cda, le donne pesano a livello nazionale in media il 20,2%, toccando il massimo 22,6% in Sardegna e il minimo 16,4% in Trentino-Alto Adige. In Lombardia sono il 19,9% e in Lazio il 21,9%. Il buon posizionamento di alcune regioni del Mezzogiorno è <<spiegabile con il limitato numero di aziende e la forte presenza di aziende familiari che privilegiano una governance speculare>>.

Di contro, a livello territoriale la Basilicata primeggia tra le regioni con cda solo maschili (77,4%) e il Piemonte arriva ultimo (60,7%), il Lazio (16%) primeggia tra quelle con cda con sole donne e Valle D’Aosta e Veneto (8%) sono le maglie nere. Il Piemonte è al primo posto per aziende con cda misti (39,3%).

Il quadro normativo

Tutto ciò nonostante i passi compiuti a livello di quadro normativo, con la Legge 12 luglio 2011, n. 120, (c.d. Legge ‘Golfo-Mosca’) e il D.P.R. 30 novembre 2012, n. 251 che hanno introdotto obblighi di ‘equilibrio di genere’ negli organi di amministrazione e di controllo delle società controllate dalle Pubbliche Amministrazioni e delle società italiane quotate secondo il criterio delle “quote” . Per il primo mandato la quota riservata al genere meno rappresentato è pari ad almeno un quinto del numero dei componenti dell’organo, che sale al 33% per i successivi mandati.

La novità è rappresentata dalla Direttiva 2022/2381, che si applica ai Cda delle società quotate: entro il 30 giugno 2026 gli appartenenti al sesso sotto-rappresentato dovranno occupare almeno il 40% dei posti di amministratore senza incarichi esecutivi e almeno il 33% di tutte le posizioni di amministratore (con o senza incarichi esecutivi). Il raggiungimento di questo target rappresenta una sfida importante per molte società

Fonte: Il Sole 24 Ore