Giudice costituzionale, alta tensione Meloni-Pd. Domani il voto

È appeso a una votazione sul filo l’obiettivo di Giorgia Meloni di fare eleggere Francesco Saverio Marini, consigliere giuridico di Palazzo Chigi, come giudice della Corte costituzionale. E la tensione è palpabile sia nella maggioranza, dove la fuga di notizie sui parlamentari di FdI precettati ha provocato l’ira della leader e una “caccia alla talpa”, sia fra le opposizioni, dove la mossa della premier è considerata prevalentemente “un blitz inaccettabile”, e si cerca a fatica una posizione comune. Si tratta dell’ottavo scrutinio ed è necessaria la maggioranza dei tre quinti (363 voti) dei componenti del Parlamento riunito in seduta comune

Pd, M5s e Avs non parteciperanno al voto

Per ora è chiara la posizione di Pd, M5s e Avs: non parteciperanno alla votazione. Lasciare l’Aula è anche l’orientamento di Italia viva, che smentisce voci su un proprio parlamentare pronto invece a votare. Al netto di assenti e possibili franchi tiratori, nel centrodestra si calcola che servano diversi voti esterni per arrivare ai 363 necessari. Meloni, è il ragionamento che si fa nella maggioranza, avrà fatto bene i calcoli prima di far precettare i suoi giovedì scorso in modo da arrivare finalmente a sostituire dopo dieci mesi Silvana Sciarra, l’ex presidente della Consulta, che fra l’altro tra un mese inizierà la discussione delle questioni di legittimità costituzionale sollevate da diverse regioni sull’Autonomia differenziata. Inoltre, l’ira della premier per la fuga di notizie dalle chat interne di FdI ha ulteriormente aumentato il valore politico di questo cambio di passo, rispetto all’intesa – che ha retto per sette scrutini – di attendere fino a dicembre, quando andranno sostituiti altri tre componenti della Corte, lasciando alle opposizioni l’onere di indicarne uno su quattro.

Maggioranza compatta

Anche Forza Italia ha raccomandato massima attenzione ai propri parlamentari, pronta a convergere su Marini, che nella scorsa legislatura è stato consulente legislativo degli azzurri. Il nome di un azzurro, poi, quello del viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, circola fra i candidati per uno dei posti che presto si libereranno alla Corte costituzionale. Anche Noi moderati garantirà i suoi voti. Dalla Lega è arrivata l’indicazione a essere presenti come in ogni votazione con il quorum, spiegano fonti del partito di Matteo Salvini, reduce da un fine settimana di polemiche incrociate con l’altro vicepremier, Antonio Tajani. Il ministro degli Esteri e deputato di FI sarà assente, impegnato in Argentina, e non sarà l’unica defezione nel centrodestra. Basti pensare a Umberto Bossi. Ogni voto sarà dunque cruciale, ne servirà anche qualcuno dalle opposizioni, e si guarda ai rappresentanti di Svp.

Calenda: non si può andare avanti continuamente sull’Aventino

Nelle ore in cui partiva la precettazione di FdI, giovedì scorso Meloni sentiva al telefono Elly Schlein, per auspicare l’unità delle forze politiche sul fronte della politica estera con l’aggravarsi della crisi in Medio Oriente. E l’indomani la segretaria del Pd non ha nascosto, con vari interlocutori, lo stupore per non essere stata aggiornata dalla presidente del Consiglio anche sull’accelerazione impressa su Marini. La linea del Pd è non partecipare alla votazione: se restare o meno in Aula, si deciderà in una riunione dei gruppi in programma poco prima. Il M5s conferma che non parteciperà, ma fra gli altri partiti di opposizioni si attende di verificare le mosse del partito di Giuseppe Conte. Da Avs, Angelo Bonelli rinnova «l’appello a Meloni affinché si fermi e avvii un confronto con le opposizioni, perché, in mancanza di dialogo, non parteciperemo alle votazioni». «Io penso che non si possa andare avanti continuamente sull’Aventino – ha puntualizzato Calenda -. Capisco la difficoltà perché la maggioranza non ha grande voglia di ascoltare, però bisogna insistere. Dopodiché ci sentiremo con le altre opposizioni e cercheremo di prendere una posizione comune».

Fonte: Il Sole 24 Ore