«Il Mediterraneo è centrale per la crescita del Paese»

Rilanciare lo sviluppo del Mediterraneo per spingere la crescita del paese, in una prospettiva strategica di medio periodo, che guardi oltre il Pnrr. «La scadenza del 2026 è ormai imminente e rischiamo che finiti gli incentivi del Piano alcuni progetti si blocchino», avverte il presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria, Riccardo Di Stefano. Ecco perché nel convegno di Capri «non si parlerà solo di legge di bilancio, come è nella tradizione di questo appuntamento autunnale, ma abbiamo deciso di allargare lo sguardo al ruolo dell’Italia nel mondo, agli scenari geopolitici, per individuare le possibili spinte alla crescita. La nostra posizione è strategica nel Mediterraneo, siamo un hub naturale, è un punto di forza che dobbiamo utilizzare al meglio».

“Orizzonti. Impresa e sviluppo nel Mediterraneo” è infatti il titolo del convegno. Sul palco imprenditori e ministri: «con il governo e con tutti gli ospiti parleremo di come aumentare la nostra capacità competitiva. Va implementato il Piano Mattei per l’Africa e contemporaneamente serve lavorare ad un piano strutturale di incentivi a medio termine per stimolare gli investimenti delle imprese in innovazione, per dare impulso alla produttività. Bisogna agire su più leve», dice Di Stefano.

Nel Mediterraneo l’Italia e l’Europa appaiono in ritardo rispetto alla presenza più diffusa della Cina, Russia e anche Usa. Bisogna accelerare sul Piano Mattei?

Intercettare le grandi potenzialità dell’Africa è fondamentale. Cito alcuni numeri: l’area del Medio Oriente e del Nord Africa ha una crescita per i prossimi anni prevista del 6% all’anno. Non solo, entro il 2030 ci saranno 100 milioni di persone in più nella fascia del ceto medio, questo vuol dire complessivamente 290 milioni di persone che esprimeranno una domanda di consumo pari al pil italiano. L’Europa è il primo investitore in quest’area, ma dobbiamo essere presenti in modo più strutturato, con le imprese e i partenariati pubblico-privati, creando uno sviluppo sostenibile.

La formazione di manodopera locale in Africa e la gestione dei flussi migratori possono essere una risposta efficace al bisogno delle imprese di trovare personale?

Certo, ci stiamo già lavorando. Nell’ambito della delega sull’Education che mi ha affidato il presidente di Confindustria Orsini, sarò impegnato a diffondere le iniziative in questo senso che alcune nostre Associazioni hanno già avviato come ad esempio Alto Adriatico. Poi certo, questo è un tema che va declinato in tutti i suoi aspetti, da quello economico e quello sociale. Infatti, il problema demografico è urgente e va affrontato anche con un progetto legato alla natalità, ma intanto è determinante poter contare su un’immigrazione qualificata per avere manodopera e competenze.

Servono infrastrutture, in particolare nel Mezzogiorno. Occorre stringere i tempi del Pnrr, dare attuazione alle opportunità della Zes unica?

Il Mediterraneo è un’infrastruttura naturale. Rappresenta solo l’1% del mare mondiale ma il 20% dei traffici marittimi internazionali e il 65% del traffico energetico verso l’Europa transita da qui. È un’opportunità che non dobbiamo perdere, siamo un ponte verso la Ue e possiamo diventare l’hub energetico europeo. Si tratta di potenziare i transiti, puntando su porti e logistica, anche attraverso una rapida attuazione del Pnrr. Secondo i dati Regis di ottobre, finora sono stati spesi solo 9 miliardi su 44 previsti nel 2024, cioè il 20% del totale. Mentre per il 2025 e 2026 si dovranno spendere rispettivamente 58 e 48 miliardi. Sulla Zes unica abbiamo apprezzato l’approccio, per avere una regia centralizzata. Ora si tratta di implementarla e farla funzionare: le richieste di investimenti arrivate dalle aziende meridionali, molto superiori alle disponibilità, sono la prova della vitalità dell’economica meridionale. Alcune regioni del Sud hanno crescita ed export superiore al resto del paese. È un segnale che va colto e rafforzato.

Fonte: Il Sole 24 Ore