In corsia arriva l’assistente degli infermieri che però insorgono: “Pazienti a rischio”

Nel 2025 arriverà una nuova figura all’interno di ospedali e Rsa, l’assistente infermiere, un nuovo professionista sanitario a metà tra l’operatore sociosanitario (l’Oss) e l’infermiere. Si tratta di una risposta alla gravissima carenza dei professionisti che sta diventano un problema nel settore pubblico, ma anche nel privato. Il suo identikit – requisiti, corsi di formazione, ecc. – è disegnato nell’ accordo in Conferenza Stato regioni approvato nei giorni scorsi insieme a un altro provvedimento che provvede al restyling dell’Oss.

La nuova figura e la rivolta degli infermieri

La riforma dell’assistente infermiere ha scatenato però la levata di scudi della categoria degli infermieri che temono un “ibrido” che secondo i sindacati non garantisce la sicurezza per la quale, dicono, serve da una formazione più ampia, indispensabile per mettere le mani sui pazienti. Tanto che ora gli infermieri sono pronti a protestare contro la nuova figura per la quale è arrivato queste settimana il via libera in Conferenza Stato-Regioni. “Governo e Regioni hanno ignorato i pareri negativi degli esperti nazionali ed internazionali tra cui quello Federazione Europea degli Infermieri”, avvertono i sindacati. La nuova figura con 500 ore di formazione, per fare alcuni esempi, potrà intervenire sul paziente per la medicazioni, le iniezioni e anche per l’uso del sondino oro-tracheale, “con i rischi che ne conseguono” spiega tra gli altri Antonio De Palma, Presidente di Nursing Up.

L’obiettivo è coprire i buchi di personale in corsia

In sostanza, spiega il decreto, l’assistente infermiere sarà “un operatore in possesso della qualifica di Oss che ha seguito di un ulteriore percorso formativo consegue la qualifica di assistente infermiere”. Il suo compito sarà quello di “collaborare con gli infermieri assicurando le attività sanitarie oltre a svolgere le attività proprie del profilo di operatore socio sanitario”. E l’obiettivo, come sancisce lo stesso atto, serve “alla generale necessità di rispondere in maniera differenziata ai crescenti bisogni di salute della popolazione”. Del resto oggi la carenza di infermieri in Italia è di almeno 65.000 unità, secondo la Corte dei conti, ma nei prossimi dieci anni usciranno dalla professione per raggiunti limiti di età, rispetto al decennio precedente, almeno il quadruplo dei professionisti.

Le competenze e i requisiti per l’accesso

Gli ambiti di competenza si articolano “in abilità minime e conoscenze essenziali” e in particolare – si legge ancora nel testo del provvedimento – attraverso “tecniche ed interventi assistenziali di carattere sanitario e primo soccorso” ma anche con una “organizzazione e integrazione con altri professionisti/operatori”. Per l’accesso ai corsi di Assistente infermiere che durano 500 ore (in un periodo di tempo non inferiore a 6 mesi e non superiore a 12 mesi) è “richiesta la qualifica di operatore socio-sanitario o titoli equipollenti” e “il possesso del diploma di scuola secondaria di secondo grado di durata quinquennale o di altro titolo di studio di pari livello conseguito all’estero ed esperienza professionale come operatore socio-sanitario di almeno 24 mesi”.

Fonte: Il Sole 24 Ore