Dall’arcivescovo di Teheran al monsignore indiano che organizza i suoi viaggi, Francesco prepara il Conclave 4.0

È uno dei concistori più numerosi di sempre, 21 cardinali che saranno “creati” l’8 dicembre, giorno dell’Immacolata. Francesco accelera sul riassetto del Sacro Collegio e forse si prende tutto il Giubileo come pausa, anche perché il gruppo delle porpore che hanno meno di 80 anni, e quindi elettori, salirà a quota 141 (scenderà a 140 a fine anno) e solo nella primavera 2026 tornerebbe a quota 120, che è la soglia stabilita da Paolo VI e da anni ormai ampiamente abbattuta. Quello che sta disegnando Bergoglio è un “Conclave 4.0”, interconnesso con il mondo intero, e che costringerà cardinali che non si conoscono a entrare in contatto rapidamente, ma senza fretta, mescolando esperienze molto diverse tra loro, prelati di varia età e colore della pelle, una realtà nuova ma anche molto difficile da decrittare. Francesco ha ormai nominato otto su dieci di un ipotetico Conclave, ma proprio per la varietà delle esperienze non possono essere definiti come un «blocco bergogliano».

Promosso l’arcivescovo di Teheran, mai nessuno prima

Nomine che, come gli altri concistori – nove dal 2013 nei quali sono stati creati 142 cardinali, di cui 113 elettori e 29 non elettori, provenienti da 70 nazioni, di cui 22 non avevano mai avuto prima un cardinale – vanno a pescare vescovi in Indonesia, Algeria, Costa d’Avorio, Giappone, Filippine, Cile, Ecuador. Quattro sono gli italiani, tra cui gli arcivescovi di Roma e Torino, un prelato di Curia dedito ai migranti (molto vicino al Papa) e un nunzio apostolico in pensione: niente nelle altre diocesi nella Vecchia Europa occidentale, per trovarne uno si deve andare fino a Belgrado. Ma è soprattutto la nomina dell’arcivescovo di Teheran-Ispahan, Dominique Joseèh Mathieu, francescano belga: prima di lui mai nessun cardinale in Iran, dove i cattolici sono poche migliaia. Questa mossa di Francesco è stata letta come un segnale di buona volontà pastorale a favore di un possibile dialogo, o quantomeno di abbassamento dei toni, nei giorni di massima tensione tra Israele e la nazione sciita. Interessante sarà vedere chi sarà presente del governo iraniano alla cerimonia di imposizione della berretta.

La porpora anche al giovane monsignore indiano che organizza i viaggi papali

La gran parte delle nomine rispondono all’esigenza di Francesco di internazionalizzare la Chiesa, di andare a cercare negli angoli più remoti delle realtà feconde da valorizzare e portare alla luce, e anche per far sentire la costante vicinanza del papa. A questo risponde anche la logica di fondo dei suoi viaggi, che lo hanno portato anche in terre dove i cattolici praticamente non ci sono (su tutte la Mongolia, dove ha nominato pure lì un cardinale) mentre non è mai andato in Germania, Austria, Spagna, Francia (come visita al Paese e non per eventi specifici). Tra le particolarità la nomina dell’eparca di Melbourne dei greco-cattolici ucraini, Mykola Bychok, 44 anni, che guida una comunità di 36mila battezzati sparsi per l’Australia e la Nuova Zelanda. La domanda che in molti osservatori si sono posti è perché (ma la risposta è chiara) la scelta non è caduta sull’arcivescovo maggiore di Kiev, Sviatoslav Shevchuk, uno dei simboli della resistenza contro l’invasione russa, benedetta dalla Chiesa Ortodossa di Mosca: la chiesa degli “uniati”, così sono anche conosciuti i greco-cattolici ucraini, sono cinque milioni. Senza precedenti (ma questo con Francesco è spesso la norma) la nomina del monsignore George Koovakad, indiano, 51 anni, dal 2021 responsabile dell’organizzazione dei viaggi papali. Che avrà un grado superiore al suo capo, il Sostituto alla segreteria di Stato, Edgar Pena Parra, “solo” arcivescovo.

Fonte: Il Sole 24 Ore