Nucleare: dal programma nazionale al deposito per i rifiuti radioattivi, ecco il piano del governo

Il lavoro del gruppo di esperti guidati da Guzzetta

Quanto al contesto normativo, Pichetto Fratin ha ribadito il percorso da lui stesso implementato che vede Giovanni Guzzetta, ordinario di Istituzioni di Diritto Pubblico presso l’Università Tor Vergata di Roma «coordinare il gruppo di lavoro con l’obiettivo di riordinare la legislazione di settore, definire le proposte legislative e un quadro delle azioni da intraprendere». Il cronoprogramma del gruppo degli esperti prevede la presentazione, ha chiarito il ministro, «di una bozza di testo per la legge delega entro la fine del 2024» che possa abilitare la produzione da fonte nucleare tramite le nuove tecnologie nucleari sostenibili come gli Smr, Amr e microreattori. Il disegno di legge delega sarà quindi sottoposto al vaglio parlamentare nei primi mesi del 2025.

La produzione e lo sviluppo di progetti industriali

Una volta definito il quadro normativo, ha quindi chiarito il ministro, l’attenzione si sposterebbe sulla produzione e sullo sviluppo dei progetti industriali lasciando l’iniziativa «per la realizzazione ed esercizio di un piccolo reattore o di un microreattore a dei proponenti che potranno essere privati, pubblici o misti, che intendano dotarsi di questa fonte di energia stabile per i propri scopi e all’interno del percorso di decarbonizzazione. Può quindi trattarsi dello Stato stesso – ha specificato Pichetto Fratin -, ma anche di distretti industriali, di grandi impianti energivori quali quelli per la produzione di acciaio, ferro, cemento e ceramica, solo per citarne alcuni». E eventuali iniziative saranno vagliate, ha spiegato il titolare del Mase, dalle autorità competenti, inclusa l’autorità di sicurezza nucleare.

La filiera italiana sul nucleare

L’Italia, ha quindi ricordato il ministro, ha una sua filiera impegnata sul nucleare e «nonostante l’assenza dalla produzione di energia nucleare per quasi 40 anni, ha continuato a fornire competenze e componenti all’industria nucleare internazionale, tramite le proprie imprese, centri di ricerca e università». Inizialmente l’attenzione, è il ragionamento del ministro, sarà concentrata «sulla III generazione avanzata, poiché si tratta di tecnologie già consolidate a livello mondiale; parallelamente, continueremo a investire in ricerca e sviluppo per la IV generazione». L’obiettivo, ha proseguito, «è quello di creare una catena del valore che graviti intorno ad un soggetto industriale nazionale di riferimento, di dimensioni e competenze opportune, che si interfacci alla pari con i Paesi europei e internazionali e che preveda gran parte della catena produttiva non solo italiana, ma realizzata in Italia».

L’esigenza di un soggetto attuatore: verso l’istituzionalizzazione della Piattaforma

Una tabella di marcia stringente che richiederà un soggetto attuatore a livello nazionale: «A questo scopo, stiamo lavorando anche ad un’ipotesi di istituzionalizzazione della Piattaforma per un nucleare sostenibile, come organismo tecnico-consultivo del Governo e presidio delle più importanti competenze italiane nel nucleare».

Lo stato dell’arte per la realizzazione del deposito nazionale

Infine, un passaggio sul deposito nazionale dei rifiuti radioattivi non prima di aver ricordato «che la gestione sicura dei rifiuti radioattivi è un obbligo che l’Italia ha non solo nei confronti dell’Unione Europea ma soprattutto nei confronti dei propri cittadini di oggi e delle generazioni future». Le aree individuate che, dopo la riperimetrazione, hanno mantenuto le dimensioni e i criteri di idoneità per la costruzione del deposito «sono a oggi 51», ha quindi spiegato Pichetto Fratin per poi evidenziare che «quella pubblicata è ancora una proposta di Cnai (il documento che identifica le aree idonee ad accogliere il deposito), già sottoposta al parere dell’Isin (Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione), ma che non può essere considerata la Carta definitiva fino al completamento della procedura di Valutazione Ambientale Strategica che «non solo potrà consentire alle amministrazioni locali di partecipare nuovamente al processo decisionale, ma potrà offrire l’opportunità di approfondire i possibili benefici economici e di sviluppo territoriale connessi alla realizzazione del deposito nazionale».

Fonte: Il Sole 24 Ore