Video, sul mercato sensori in grado di leggere le emozioni dell’utente

In Svezia c’è un faro che non si è mai spento e che ha superato anche le rivoluzioni digitali che hanno automatizzato tutte le altre duecento stazioni meteorologiche manuali svedesi. Ogni tre ore per sette giorni alla settimana e per tutto l’anno è acceso da Karin e Lennart, coppia nella vita e sul lavoro. Da quarant’anni i due escono di casa e col binocolo guardano il mare e il cielo. Karin e Lennart sono osservatori del clima e degli uccelli. Fin dal 1987 non hanno perso nemmeno una delle loro oltre centomila rilevazioni. Siamo a Falsterbo, paesino svedese con meno di quindicimila anime che si affaccia nelle acque gelide del mar Baltico. A fare da contorno una natura selvaggia, spiagge bianchissime, mare incontaminato, tante piccole barchette nel porticciolo, un piccolo albergo, una chiesa, un museo e una caffetteria che serve gamberi su pane fritto. E poi per gli appassionati c’è anche il terzo campo da golf più antico della Svezia. Dal faro Karin e Lennart osservano il mare e monitorano i flussi degli uccelli. La loro storia è raccontata da Patagonia nel nuovo film “The Last Observers”. Dopo la proiezione in anteprima a Falsterbo, il video è fruibile online su YouTube e sul sito di Patagonia.

Leggere le emozioni

Oltre gli effetti speciali, c’è un mondo da scoprire. Perché a marcare la distanza tra i video comuni e quelli più performanti ci sono le emozioni. D’altronde cosa ci spinge a guardare un contenuto multimediale in particolare rispetto ad una pluralità di scelte che è infinita? A rispondere, provando a dissipare le nebbie sugli orientamenti di un consumatore multitasking connesso, ci pensano la neuroscienza. Questa disciplina aiuta a svelare il segreto per aumentare l’engagement con i video e la soglia di attenzione sempre più labile. Ecco, in ballo ci sono le emozioni messe sotto analisi dalle tecniche del neuromarketing. È quanto emerge anche dallo studio pionieristico “Why We Watch 2.0” condotto da YouTube. L’indagine ha intervistato 12.000 fruitori di video in Europa, Medio Oriente e Africa ed è stata realizzata con l’azienda di consulenza neuroscientifica Neuro-Insight misurando le risposte neurologiche non coscienti dei partecipanti mentre guardano contenuti video su YouTube e utilizzando il metodo Steady State Topography: si individua così l’attività neurale in diverse aree del cervello legate all’intensità emotiva, alla rilevanza personale, alla memoria globale e a quella dei particolari. Di fatto si tratta di uno studio di imaging cerebrale che aiuta a comprendere la profondità del coinvolgimento emotivo degli spettatori, il modo in cui i temi e le idee creano legami duraturi e come i contenuti vengano registrati nella memoria. «L’analisi del comportamento del consumatore si è arricchita di strumenti e metodologie innovative che permettono di indagare le risposte neurologiche agli stimoli di marketing in modo più approfondito rispetto al passato. Oggi è possibile avere insight sull’impatto emotivo dei contenuti video, identificando gli elementi che suscitano maggiore interesse, coinvolgimento e memorabilità e che permettono quindi di ottimizzare la creazione di video in grado di creare connessioni più profonde con il pubblico», afferma Francesca Mortari, Direttore YouTube Spain & Italy.

Quando l’emozione è scalabile

Certamente immagini chiare, buon audio, riprese e montaggio ben fatti sono tutti indicatori di qualità, ma in ballo oggi c’è anche dell’altro. D’altronde grazie ai miglioramenti della tecnologia e ai nuovi strumenti di intelligenza artificiale si riescono a realizzare video sofisticati. Ma 4 utenti su 5 dicono che i contenuti di alta qualità sono quelli che danno la sensazione di aver speso bene il loro tempo. Intanto 9 utenti su 10 sostengono che un indicatore è la capacità di soddisfare le loro aspettative sia a livello tecnico che emotivo. «Il mondo del video online è in continua evoluzione e siamo in una fase in cui la qualità non si misura più solo con parametri tecnici: avere video e audio perfetti è importante, ma è fondamentale anche essere veri e creare un legame con chi guarda. La fiducia è diventata cruciale e il pubblico è alla ricerca di contenuti autentici e affidabili, che li porta a premiare i creatori che dimostrano trasparenza e in cui si riconoscono. I video che ci fanno sentire vicini a chi li ha creati sono quelli che ricordiamo di più e che ci spingono a tornare sul canale», dice Mortari. Tra gli indicatori emerge la rilevanza dell’effetto emozionale, che amplifica la memoria. Così l’emozione diventa scalabile. Un tesoretto che riguarda anche i creator espressione della nuova fase dell’influencer marketing. «La parola chiave è autenticità. I video in cui i creatori si presentano per quello che sono, senza filtri o costruzioni artificiali hanno un impatto emotivo molto più forte. Allo stesso tempo è fondamentale entrare in sintonia con il pubblico, affrontando temi e situazioni in cui gli spettatori possono riconoscersi. È importante poi considerare che i creator che riescono a costruire una community attorno ai propri contenuti, stimolando il dialogo e la partecipazione attiva, creano un legame molto più forte. La combinazione di tutti questi elementi è la chiave per generare un effetto emozionale nei video online», precisa Mortari. Ma le neuroscienze implicano per le organizzazioni nuove sfide da un punto di vista empatico. «Porre l’emozione al centro della narrazione premia sempre di più. Abbiamo osservato che la capacità di creare un legame emotivo con il pubblico è fondamentale per generare maggiore connessione e questo per i brand significa puntare su storytelling coinvolgenti, capaci di suscitare emozioni autentiche e memorabili, e per i creatori su collaborazioni basate su valori condivisi e sulla creazione di contenuti rilevanti per la community. L’autenticità è un elemento fondamentale», conclude Mortari. Intanto nel futuro i consumi digitali saranno caratterizzati sempre più da una maggiore enfasi su elementi di personalizzazione. Ancora una volta le nicchie si candidano a navigare senza problemi nel mare sempre in tempesta dei contenuti in rete.

Fonte: Il Sole 24 Ore