America’s Cup, al via la sfida tra Emirates Team New Zealand e Ineos Britannia

Inizia, finalmente, la 37° Louis Vuitton America’s Cup: finora infatti le regate sono state solo “selezioni sfidanti”. Quello di questi giorni è il vero Match, la vera e unica sfida. Il Defender è Emirates Team New Zealand, uno squadrone che ha sempre fatto paura a tutti. Il Challenger è Ineos Britannia, arrivato in sordina in un mese e mezzo ha demolito le speranze italiane accedere al Match e conquistare la Coppa. Luna Rossa Prada Pirelli si è raccolta attorno a Patrizio Bertelli e pensa alla prossima volta: i giovani timonieri Ruggero Tita e Marco Gradoni stanno provando a timonare la barca, su cui erano già saliti dopo il varo di aprile.

Che sfida sarà? Questo match race a base di tecnologia e velocità conserva caratteri medioevali, quando i cavalieri scendevano in campo: gli uomini sono invisibili dentro le loro armature. Sarà una sfida solo sportiva? Quando nel 1983 si è presentato in campo l’australiano Alan Bond che con la sua Australia II è riuscito a strappare il trofeo al New York Yacht Club disse, poco prima di fare una clamorosa bancarotta: “Chi si illude che la Coppa non sia anche una questione di soldi, è un ingenuo”. E’ così: la Coppa è un evento a evidenza internazionale, qualche volta non misurabile in audience e in pubblico ma in relazioni altrimenti inarrivabili.

Sfida tutta anglosassone

La sfida sarà del tutto anglosassone: le sfide sono formalmente firmate da una parte il Royal New Zealand Yacht Squadron, dall’altra il Royal Yacht Squadron. Sono tutti sudditi di re Carlo III e sono nomi che raccontano già molte cose. Quanto valgono i team? I neozelandesi sanno spendere poco e dare valore a quello che fanno, si può stimare il loro team, saldamente guidato da Grant Dalton, spenda tra gli 80 e i 95 milioni di dollari, una parte “recuperati” dall’evento di Barcellona, una parte in arrivo dagli sponsor. L’anima economica del team è il riservato Matteo de Nora, l’uomo che lo segue per la sua passione per ambiente e vita neozelandese, dove risiede molti mesi all’anno, che ha saputo iniettare risorse nei momenti di crisi per tenere il team vivo. Si vede poco, ma è molto presente, ha impedito che i talenti finissero dispersi altrove. Il team ha un suo carattere semplice ma sempre determinato a vincere con un metodo invidiabile che nessuno finora ha saputo riprodurre. Gli uomini chiave sono i timonieri Peter Burling, ingegnere, talento indiscusso fin da giovane, e Nathan Outtridge, salito a bordo quando si è capito che con queste barche è meglio timonare in due senza spostarsi durante la navigazione. Non sono i soli: il vero costruttore della velocità è il coordinatore del progetto Dan Bernasconi, cognome svizzero, nato nel Regno Unito, matematico e ingegnere.

Decisamente più ricco Ineos Britannia, per cui si può stimare un valore di 150 milioni di dollari, almeno, con contributi che arrivano in gran parte da Ineos di sir Jim Ratcliffe ma anche da altre fonti come la città di Southampton, che da tempo ha messo a disposizione del team delle strutture importanti dove è la sede principale. Si dice che cento ingegneri dei team Mercedes F1 abbiano lavorato sodo allo sviluppo della barca con il particolare impegno di James Allison che è stato a Barcellona proprio nei giorni in cui Britannia ha cambiato faccia, diventando competitiva. Non sono mai cose che succedono con la bacchetta magica, ma vuol dire che la messa a punto ha funzionato. Del resto è il terzo team che allestisce sir Ben Ainslie, che si era fermato nel 2021 proprio contro Luna Rossa e non aveva la stima degli avversari. Il baronetto è l’unico che, oltre a timonare, governa. «La nostra storia è legata al mare – dice – e questo è un pezzo di storia che ci manca. La rivogliamo».

Qualcosa di lui, soprattutto le amicizie reali, ricorda il corsaro sir Francis Drake, uno che ha costruito la potenza sul mare della Gran Bretagna. L’altro timoniere è Dylan Fletcher. Ma nel sindacato ci sono altri nomi pesanti. Tra i designer Martin Fisher, che nel 2021 era con Luna Rossa. Ma soprattutto l’invisibile Grant Simmer alla sua decima Coppa cui ha partecipato e vinto come velista, designer ora amministratore e CEO. Sinner ha la mano felice e per tre volte ha cambiato la storia della Coppa: ha vinto con Australia II nel 1983 come trimmer, poi ha diretto le operazioni nelle campagne vincenti di Alinghi nel 2003 e 2007 e 2010 per passare a Oracle nel 2013 e 2017.

Fonte: Il Sole 24 Ore