Carapelli: il prezzo dell’olio extravergine resterà sopra i 5 euro

Per l’olio extravergione d’oliva, quella 2024-2025 sarà una campagna col segno più. La Spagna, primo produttore mondiale, dopo il crollo degli ultimi due anni si appresta a tornare più o meno ai livelli produttivi di sempre, e più in generale la produzione mediterranea si preannuncia in crescita del 30%. Gli ingredienti dunque ci sarebbero tutti per aspettarsi finalmente un abbassamento dei prezzi, dopo il record dei 9,5 euro al chilo toccato quest’anno. E invece non sarà così.

Ne è convinto Bruno Seabra, direttore generale di Carapelli, marchio storico dell’extravergine made in Italy che oggi fa parte del gruppo spagnolo Deoleo. O meglio: il prezzo dell’olio diminuirà sì un po’, ma non vedrà certo un calo del 40%, come si è recentemente spinto a dichiarare Zefferino Monini, un altro big dell’olio italiano. «Sicuramente i prezzi si rilasseranno, a tutto vantaggio dei consumatori – dice Seabra – ma l’olio non tornerà più ai prezzi del 2020-2021, quando a scaffale si trovavano bottiglie di extravergine a meno di 5 euro o addirittura, in promozione, a 3,99». La ragione? «È impossibile che gli agricoltori guadagnino con prezzi troppo bassi – spiega Seabra – diciamo che sotto i 3,5 euro al chilo non può essere considerata una remunerazione adeguata per gli olivicoltori. Non dobbiamo guardare con rimpianto ai periodo precedenti: per anni i prezzi al consumo sono stati troppo bassi e non hanno permesso un’equa remunerazione dei vari attori della filiera. Inoltre, l’olio extravergine è stato utilizzato dalla grande distribuzione come un prodotto civetta, ostaggio di politiche di prezzo che poco o niente avevano a che fare col suo valore».

Eppure, già alla fine delle vacanze estive le quotazioni dell’olio sugli scaffali dei supermercati registravano i primi ribassi: «È vero – conferma Seabra – e sono anche comparse offerte sottocosto in alcuni casi anche al di sotto dei 7 euro a bottiglia. Ma si tratta di un calo tropo veloce per la realtà attuale del mercato, figlio della forte pressione da parte della Gdo che vuole recuperare il livello delle vendite». Il crollo degli acquisti di olio extravergine di oliva da parte dei consumatori italiani, spaventati dai prezzi troppo alti, indubbiamente c’è stato: «In questi ultimi due anni il consumo di olio d’oliva in Italia è diminuito del 16% – ammette Seabra – si tratta di una flessione significativa: le famiglie italiane continuano a comprare l’olio di oliva, ma a tratti lo hanno sostituito con altri olii più accessibili dal punto di vista economico». Gli italiani si sono dunque abituati a usare meno olio? «Io credo che questo cambio in parte si consoliderà – sostiene il dg di Carapelli – per questo come gruppo guardiamo con sempre maggior interesse al mercato estero, che è più remunerativo e ha ampi margini di crescita, visto che la penetrazione dell’olio d’oliva in molti mercati è ancora bassa. Per le aziende l’esportazione sarà una carta fondamentale per crescere: Stati Uniti, Germania e Francia sono destinazioni importanti per il nostro sviluppo futuro».

Per ridare fiato ai consumi interni, invece, le promozioni non sono del tutto da demonizzare: «Io credo che siano necessarie per rilanciare i consumi – sostiene Seabra – e dobbiamo anche essere onesti nel dire che, a volte, siamo noi produttori stessi a volerle fare, non solo la Gdo. Credo però, che sotto una certa soglia di prezzo anche le promozioni non potranno più scendere. La preoccupazione degli agricoltori è la stessa in Italia e in Spagna: devono fare i conti con una produzione ridotta e con i costi che sono aumentati. Dobbiamo lavorare tutti affinchè gli olivicoltori coprano i loro costi».

Fonte: Il Sole 24 Ore