Ordini 5.0 con il contagocce. Le imprese: tempi stretti e troppe complessità

«Un paio di giorni fa il cliente ha caricato il progetto sul portale Gse: se arriva il via libera l’ordine è confermato». Riccardo Rosa, imprenditore delle macchine utensili e presidente di Ucimu è tra i pochi “fortunati”. Con la commessa potenziale da tre impianti per 900mila euro a rappresentare una delle rare concretizzazioni del piano Transizione 5.0, che ancora stenta a decollare.

Tra gli stand della Bi-Mu a FieraMilano, rassegna globale del settore con 750 espositori, si fatica a trovare qualche beneficiario dei 6,3 miliardi di fondi messi a disposizione in termini di credito di imposta.

«Da noi ancora nulla – spiega Patrizia Ghiringhelli, titolare dell’omonima azienda di Luino – e in effetti i clienti preferiscono ancora seguire la strada 4.0». «Quella normativa aveva fatto la differenza – commenta Davide Lavazza, direttore commerciale della Pietro Carnaghi – mentre ora la reazione dei clienti è molto più tiepida, c’è qualche trattativa aperta ma di ordini per ora non si parla». «Qualche cliente sta valutando – aggiunge Mauro Biglia, imprenditore piemontese dei torni – ma in generale il mercato italiano è in calo. In parte perché l’attesa ha rallentato le decisioni, in parte perché in generale l’auto soffre e c’è meno voglia di investire». Per tutti, ad ogni modo, il nodo delle nuova normativa è nella sua complessità, in particolare nella valutazione dei risparmi energetici , da identificare non solo in relazione al singolo macchinario acquistato ma all’intero processo produttivo in cui questo va ad inserirsi.

«È tutto troppo complesso – commenta Filippo Gasparini, dell’omonima azienda veneta – e ci sono clienti che non sapendo come gestire la procedura chiedono lumi a noi, che a nostra volta dobbiamo rivolgerci a consulenti esterni». Scelta che adottano più aziende del comparto, come la varesina Ficep, «Noi stiamo facendo molte offerte in questo ambito – spiega l’ad Barbara Colombo – e credo che la direzione della norma in generale sia giusta, perché spinge anche noi produttori ad approfondire sempre più i temi della sostenibilità e del risparmio energetico. Ma concordo con gli altri imprenditori: le regole di Transizione 5.0 sono troppo complicate, servirebbe un tavolo immediato di semplificazione per agevolare i percorsi delle imprese». Sulla piattaforma Gse i progetti arrivano per ora con il contagocce ed emblematico in questo senso è il sondaggio “flash” fatto pochi giorni fa tra gli oltre 20 imprenditori del consiglio di Ucimu, dove nessuno ha segnalato ordini 5.0 già conclusi. L’eccezione è la veneta Omera (presse), che ha appena chiuso ordini 5.0 per due impianti da 1,6 milioni. «Sono stati confermati pochi giorni fa – spiega l’imprenditore Massimo Carboniero – ma in generale devo dire che questa norma ancora non sta smuovendo il mercato. Fatti due conti, in effetti, per investimenti di dimensioni ridotte forse conviene optare per lo schema 4.0». Cumulando i bonus standard del 20% con la Sabatini 4.0 – spiegano le imprese – si arriva in media a valori non troppo distanti dalla nuova incentivazione, che richiede inoltre esborsi ad-hoc per il lavoro dei consulenti. Qualche importatore avrebbe anche iniziato a proporre ai clienti una sorta di scontistica specifica per chiudere il gap di convenienza tra le due incentivazioni, offrendo ad esempio servizi aggiuntivi in termini di manutenzione e pezzi di ricambio. Un altro nodo segnalato riguarda l’intervento trainato sul fotovoltaico, possibile solo con tecnologia made in Europe. Produzioni limitate che prolungano i tempi di attesa, segnalati da alcune imprese in dieci mesi. Il tempo intanto scorre e la scadenza di dicembre 2025, entro cui gli impianti incentivati dovranno essere installati, pare già drammaticamente vicina.

Fonte: Il Sole 24 Ore