Martedì l’ok del Governo al Dpb sul filo di lana. Manovra attesa il 20 ottobre: l’esame parte dalla Camera

Il calendario degli appuntamenti è serrato. Passa, in estrema sintesi, per un via libera al fotofinish da parte del Governo al Documento programmatico di bilancio e attraverso la presentazione della manovra dopo cinque giorni. È la tabella di marcia indicata dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Si parte dal Consiglio dei ministri, atteso per la serata di martedì 15 ottobre – dopo le comunicazioni della premier Giorgia Meloni al Senato e alla Camera in vista del Consiglio europeo – che darà il via libera al Dpb. Sarà quello l’’ultimo step di avvicinamento alla legge di bilancio. Il Documento programmatico di bilancio delinea infatti la cornice entro la quale si collocherà la prossima manovra. Il semaforo verde al documento scatterà sul filo di lana: va infatti inviato entro lo stesso martedì a Bruxelles con le griglie delle misure della manovra e dei loro effetti finanziari.

Il 20 ottobre la presentazione della manovra

Dopodiché, sarà la volta del disegno di legge di Bilancio vero e proprio, nella sostanza la manovra economica per il prossimo anno. «Per il 20 ottobre – ha spiegato il responsabile del Mef – potremo presentare» la manovra, «che quest’anno partirà dalla Camera». Come ogni anno, quella che una volta veniva chiamata “finanziaria” dovrà essere approvata entro il 31 dicembre, altrimenti scatterà l’esercizio provvisorio. E proprio a dicembre è attesa la “pagella” della Commissione europea. Un giudizio particolarmente atteso in quanto quest’anno il Piano strutturale di bilancio (Psb) entra formalmente in azione: il documento impegna il governo attuale e il prossimo per cinque anni a un percorso di risanamento delle finanze pubbliche che preve de interventi correttivi per 12 miliardi l’anno e per sette anni per quel che riguarda riforme e investimenti.

Le misure allo studio

Il governo punta a un restyling per superare allo stesso tempo due ordini di problemi: lo scalone che si crea immediatamente sopra l’attuale soglia di 35.000 euro e il danno a lungo termine sul montante contributivo evidenziato da Bankitalia. Secondo quanto anticipato dal Sole 24 ore, l’azione sarebbe quindi doppia. Dal prossimo anno il taglio potrebbe rimanere contributivo per i redditi fino a 20.000 euro, per poi trasformarsi in fiscale, con un aumento delle detrazioni per il lavoro dipendente fino a 35.000 euro. A quel punto partirebbe un decalage, piuttosto rapido, fino a 40.000 euro. Qualche indizio arriva infine anche sul capitolo pensioni. L’idea è quella di un perfezionamento del cosiddetto bonus Maroni, con incentivi a chi sceglie di rimanere al lavoro anche con i requisiti per il pensionamento. In questo caso «lo Stato può accettare di rinunciare al versamento di contributi o ad altro», ha spiegato Giorgetti. Nella legge di bilancio attesa in consiglio dei ministri già il prossimo 20 ottobre la Sanità proverà a spuntare una dote di almeno 2 miliardi.

Il nodo coperture

Quello delle risorse è un sudoku complesso e ancora non completato. L’obiettivo è mobilitare una cifra vicina ai 25 miliardi. Ci sono i 9 miliardi in deficit, il potenziale miliardo dal taglio delle tax expenditures e quello analogo dal riallineamento delle accise, oltre alle risorse da destinare alla riforma dell’Irpef . Per trovare quello che manca si cercano più entrate e meno spese.

Il pressing sui ministeri

Sacrifici saranno chiesti ai ministeri. L’obiettivo è reperire da questo canale circa tre miliardi. Giorgetti è stato chiaro: se i colleghi di governo non presenteranno le proprie proposte per ridurre la spesa di ciascun dicastero, sarà il ministro dell’Economia a vestire i panni del “cattivo”, a prendersi la responsabilità e a procedere nella direzione necessaria. Ora la palla passa ai diretti interessati, che devono individuare una soluzione in tempi stretti.

Fonte: Il Sole 24 Ore