Carne coltivata, mercato Ue con un potenziale di 85 miliardi

Il mercato della carne coltivata in Europa potrebbe valere da 15 a 85 miliardi di euro entro il 2050 – fra consumo interno ed esportazioni – e generare da 25mila a 90mila posti di lavoro. Questo se l’Ue scegliesse di credere e di investire nel suo potenziale, per assumere fin da ora un ruolo di leadership nel settore. Lo rileva un’analisi della società di consulenza Systemiq supportata dal Good Food Institute Europe – che il Sole 24 Ore del Lunedì è in grado di anticipare. Il report delinea tre scenari con altrettanti gradi di ambizione – da minima a massima – per stimare il potenziale della carne coltivata, prodotta da cellule animali fatte crescere attraverso l’agricoltura cellulare.

Nello scenario di “ambizione modesta”, il prodotto rimane un ingrediente di nicchia, la parità di prezzo (sotto i 10 euro al kg, oggi è intorno a 85 euro al kg) e prestazioni vengono raggiunte nel 2045 e la lenta progressione normativa frena la sua scalabilità. In questo scenario, la carne coltivata rappresenta lo 0,2% del consumo di carne entro il 2050. Nell’ipotesi di “media ambizione”, la carne coltivata raggiunge la parità di prezzo nel 2040, le approvazioni normative avvengono entro i prossimi cinque anni e l’adozione del prodotto raggiunge il 3% entro il 2050. Nello scenario più ambizioso – che darebbe vita a un mercato da 15 a 85 miliardi di euro – la carne coltivata raggiunge la parità di prezzo nel 2035, le approvazioni prendono slancio, sfruttando quadri normativi esistenti (come Singapore), e arriva a rappresentare il 9% del mercato.

Per concretizzare quest’ultimo scenario servirebbero cinque miliardi di euro all’anno, di cui 500 milioni da finanziamenti pubblici. A livello globale, il settore avrebbe bisogno di 55 miliardi di euro all’anno tra il 2024 e il 2050, ma potrebbe crescere fino a toccare i 170-510 miliardi entro il 2050.

«Cinque miliardi sono una cifra significativa per un’industria in fase iniziale, ma non senza precedenti se confrontata con gli investimenti in altri settori emergenti o tecnologie per ridurre le emissioni», spiega Christine Delivanis, partner di Systemiq. «L’Ue ha di recente approvato sovvenzioni per sette miliardi di euro destinate a infrastrutture di trasporto green: livelli simili di capitale vengono già mobilitati per innovazioni eco-compatibili». Continua Delivanis: «Gli investimenti nei sistemi alimentari hanno dimostrato di offrire impact return più elevati rispetto ad altri settori, rendendo i costi iniziali un’opportunità a lungo termine per gli investitori».

Oggi le aziende del settore sono circa 180 nel mondo e oltre 50 in Europa. I numeri sono ancora piccoli: nel 2023 sono stati investiti globalmente 225,9 milioni di dollari, per un totale (dal 2013) di 3,1 miliardi di dollari. È una frazione degli investimenti in altre tecnologie, eppure il settore ha il potenziale di ridurre fino al 17% le emissioni del sistema alimentare fra il 22 e il 33% la quantità di suolo necessario per l’uso agricolo. Abbattere i costi non è una missione impossibile, se si considera che oggi i pannelli solari costano il 97% in meno del 1989.

Fonte: Il Sole 24 Ore