De Cecco, il cavaliere Filippo resta e piano per ricavi fino a 1 miliardo

Dopo mesi convulsi puntellati da rumors incontrollati si schiarisce il cielo sopra la De Cecco, terzo produttore mondiale di pasta. L’assemblea dei soci ha ieri rinnovato il cda confermando alla guida il Cavaliere Filippo Antonio De Cecco. Si chiude così un periodo tra i più incerti per l’azienda abruzzese nel corso del quale la leadership di Filippo Antonio è stata più volte messa in discussione. Va ricordato che Filippo Antonio ha da poco festeggiato il traguardo dei 50 anni come ad dell’azienda di famiglia (e i trenta vissuti da presidente). Un lunghissimo periodo nel corso del quale ha portato il marchio dall’equivalente di 70 milioni di euro di fatturato registrati nel ’73 ai 630 di oggi.

Dal punto di vista della governance con le decisioni di ieri esce dal consiglio Saturnino De Cecco che non avrà più rappresentanti nel board come resta fuori l’altro rappresentante di minoranza della famiglia, Adolfo Ronco Municchi. «Il riassetto segna così – si legge in una nota dell’azienda – la formazione di una maggioranza familiare stabile intorno al presidente Filippo Antonio De Cecco».

Ma le novità non si fermano alla nuova governance. Importanti anche i nuovi ingressi nel cda. Infatti, insieme alle conferme di Gianni Letta, Mario Boselli e Bruno Pavesi si registra una importante new entry quella di Francesco Pugliese storico ex ad di Conad. Una figura di spicco del management agroalimentare italiano che secondo voci vicine alla famiglia potrebbe presto assumere anche deleghe operative nel gruppo.

Il rinnovato assetto proprietario e il possibile rafforzamento anche della line aziendale sono preludio poi delle scelte operative. Sintetizzate dall’ambizioso piano varato sempre nella giornata di ieri dal cda per raggiungere nell’arco di un quinquennio quota un miliardo di giro d’affari.

Il piano prevede interventi industriali come la realizzazione di un nuovo silos da 500mila quintali che porta la capacità di stoccaggio del grano a 1,5 milioni di quintali complessivi. Una scelta nata all’indomani dello scoppio della guerra russo ucraina cui seguirono mesi di grande incertezza sui mercati delle commodity agricole e in particolare dei cereali. Pertanto, al management dell’azienda apparve evidente la necessità di correre ai ripari rafforzando la propria capacità di stoccaggio delle materie prime per poter assicurare la continuità della produzione di pasta.

Fonte: Il Sole 24 Ore