Boeing cerca una strategia per uscire dalla crisi

La Boeing è a un bivio, l’ennesimo nell’anno nero del colosso aeronautico iniziato con l’incidente del portellone scoppiato in fase di decollo della fusoliera del 737 Max, alle rivelazioni di una produzione approssimativa fino allo sciopero paralizzante che sta entrando nel secondo mese. L’icona dell’industria statunitense è caduta in un vortice da cui non si vede la fine con a liquidità in calo, la scarsa produzione di aerei e il titolo si avvia verso la peggiore performance dalla crisi finanziaria del 2008. Ora ha davanti a sé una settimana che si annuncia cruciale per i dipendenti, le compagnie aeree e gli investitori dopo l’annuncio a sorpresa venerdì sera del taglio del 10% dei posti di lavoro almeno 17mila dipendenti. «Per ogni problema che è stato risolto, ne sono spuntati altri – ha sintetizzato Epstein, analista di Bank of America, in una nota – I problemi si alimentano a vicenda, creando un circolo vizioso continuo e aggravando le ricadute negative».

In campo il ministro del lavoro degli Usa per trovare un accordo

Tra le ricedute negative le perdite per 5 miliardi di dollari nel terzo trimestre, anticipate venerdì sulla pubblicazione ufficiale in calendario i 23 ottobre. Pesa lo sciopero dei 33mila dipendenti degli stabilimenti della costa occidentale che entra nella sua quinta settimana, una astensione che secondo gli analisti potrebbe costare tra i 3 e i 3,5 miliardi di dollari e mettere a rischio il rating delle obbligazioni che ora vedono sempre più vicina la prospettiva di scivolare verso Junk, ovvero spazzatura. Secondo gli analisti, l’azienda dovrà raccogliere almeno 10 miliardi di dollari di finanziamenti per sostenere le proprie finanze che si aggiungeranno ai 10 miliardi raccolti d inizio anno. Si deve fare presto e soprattutto trovare un accordo tra le parti. Per questo è sceso in campo anche il ministro del Lavoro degli Stati Uniti Julie Su volata a Seattle per incontrare il vertice della Boeing e il sindacato per convincere le parti a tornare al tavolo delle trattative.

Dopo l’annuncio dei tagli, le azioni della Boeing sono scese del 2,5% a Wall Street, perdita che si aggiunge al 42% da inizio anno, la seconda peggiore performance del Dow Jones Industrial Average dopo Intel. Nel comunicare i tagli ai posti di lavoro, il nuovo ceo Kelly Ortberg ha lasciato intendere che potrebbe essere necessaria un’azione più drastica per riportare l’azienda sulla giusta rotta. «Dobbiamo essere lucidi sul lavoro che dobbiamo affrontare e realistici sul tempo che ci vorrà per raggiungere le tappe fondamentali del percorso di ripresa», ha scritto il ceo in una nota inviata ai dipendenti venerdì scorso. «Dobbiamo concentrare le nostre risorse nelle aree che sono fondamentali per noi».

I ritardi del 777-x e la reazione di Emirates

Oltre al piano dei tagli e alle perdite trimestrali, a fare discutere è l’annuncio di un ulteriore ritardo di un anno per il 777X, l’aereo wide-body di nuova generazione, e la fine della produzione di 767 civili, annuncio che ha innescato una dura rezione del presidente di Emirates, Tim Clark che con i suoi 150 aerei ordinati ha contributo a lanciare il più grande bimotore al mondo: «Emirates ha dovuto apportare modifiche significative e molto costose ai suoi programmi a causa delle molteplici inadempienze contrattuali di Boeing e nei prossimi due mesi ci aspettiamo di avere una seria conversazione con loro», ha dichiarato in una nota. Lo slittamento di un anno delle consegne del 777X al 2026 sancisce un ritardo già ampiamente previsto dal settore dopo i ritardi nella certificazione e significa che il previsto successore del mini-jumbo 777 arriverà con almeno sei anni di ritardo.

Turnaround non definito

Nonostante gli annunci, resta da chiarire la direzione del piano di risanamento della Boeing. L’aumento della produzione che avrebbe dovuto aiutare il flusso di cassa è stato compromesso dal recente sciopero, e il settore della difesa e dello spazio continua a perdere denaro. Inoltre, l’azienda deve ancora riacquistare la Spirit AeroSystems che aveva scorporato in una mossa infelice quasi due decenni fa. I commenti suggeriscono che Boeing, sotto la guida di Ortberg, potrebbe raddoppiare il proprio impegno nel settore per il quale è conosciuta ovvero l’aviazione commerciale. La partenza di Ted Colbert da capo del settore difesa e spazio ha messo in evidenza le carenze di questa divisione, esemplificate dall’episodio della navicella tornata senza astronauti, con perdite che si annunciano pari a due miliardi di dollari nel terzo trimestre.

Fonte: Il Sole 24 Ore