Luca de Meo (Renault): “Nell’industria automotive ora conta l’agilità e non le dimensioni”. E servono anche auto piccole

Ci sono due spettri che si aggirano nell’Europa dell’auto: le norme Cafe del 2025 e una crisi di vendite (e di idee) che rischia di far affondare marchi storici e grandi gruppi.
“Chi sarà dunque la Nokia dell’automotive, la too big to fail che, incapace di adeguarsi darwiniamente, soccomberà?”
A questa domanda del Sole 24 Ore, risponde Luca de Meo ceo del gruppo Renault, in una tavola rotonda a margine del salone dell’auto di Parigi dove la casa francese ha lanciato la R4 elettrica, interpretazione 4.0 dello storico e iconico modello.
“Per vincere nell’auto, dice de Meo, non è più una questione di economie di scala e dimensioni. Fino a qualche anno fa si diceva che, per sopravvivere nell’industria dell’automotive, bisognava essere grandi, con decine di marchi e modelli per fare sinergie. Ora il mondo è cambiato: vince l’agilità, la rapidità nel prendere le decisioni e la capacità di disegnare scenari competitivi ed adeguarsi velocemente. Con il covid, la crisi dei chip, la guerra in Ucraina e la crisi dell’auto attuale è cambiato, secondo me, il paradigma e i piccoli, come Renault che qualche anno fa rischiavo l’annientamento, ora vanno bene, vendono e fanno margini”.
Renault, secondo il ceo è ben posizionata e solida al contrario dei grandi gruppi europei che rischiano nella crisi di sovrapposizione attuale (Luca de Meo non li nomina direttamente ma si riferisce ovviamente a Volkswagen Group e a Stellantis, ndr).
Del resto, in queste settimane i colossi europei hanno lanciato preoccupanti profit warning
“Al momento – dice de Meo – non ci sono motivi di preoccupazione e, salvo eventi casuali e imprevedibile, noi confermiamo i target. Ovviamente, trattandosi di cash possono succedere fatti imprevisti e nell’auto basta un grosso sciopero degli autotrasportatori per creare situazioni negative.
Abbiamo messo a punto una struttura di costi che ci consente di competere efficacemente sull’elettrico e sul termico e, soprattutto di essere veloci. Ad esempio abbiamo sviluppato la Twingo (lanciata come concept definitivo ieri insieme a R4. ndr) in meno di due anni. Nel contesto attuale la velocità è un vantaggio e questo ci agevola”.
La questione più delicata che affronta l’industria dell’automobile in questo periodo, oltre al tema complesso della concorrenza più o meno fair della case cinesi e dei dazi, è l’approssimarsi dell’operatività delle norme Cafe sulle emissioni. Dal 2025 il limite scende del 19% a 94 gr/km: soglia irraggiungibile per quasi tutti. Finora sarebbero scattate sopra la soglia media di 116 gr/km di CO2, ma vendendo una quota di elettriche e ibride plug-in quasi tutti le hanno evitate (oppure hanno comprato crediti da Tesla). Il problema è uno solo: le Bev si vendono molto poco. E il prossimo anno i costruttori rischiano di dove chiudere impianti o segare la produzione.
“Questo è un problema gigantesco – dice de Meo – che va affrontato al più presto perché sono a rischio 2.8 milioni di auto, che corrispondono a una decine di fabbriche. E sono migliaia di posti di lavoro a rischio per normative decise nel 2016, con uno scenario diverso e sulla base di studi inattendibili’.
La Ue e gli Stati membri devono quindi, secondo il ceo di Renault, che è anche presidente di Acea, agire subito, correggendo la normativa, riportarla alla realtà del mercato e della tecnologia perché in gioco ci sono porzioni significative di quel 10 – 12 % di Pil europeo generato dall’automotive.
Infine, Luca de Meo rilancia un tema a lui caro e insito nel rapporto Draghi: la costituzione dell’airbus dell’auto per abbattere costi e fare squadra in Europa soprattutto sul fronte delle vetture piccole dove il manager italiano auspica un cambio di normativa per far nascere un mercato come quello giapponese delle k-car.

Fonte: Il Sole 24 Ore