Ein Prosit, a Udine la 25esima edizione della festa a cielo aperto della gastronomia contemporanea

Era iniziato tutto 25 anni fa. Una manifestazione dove incontrare buon cibo e ottimi vini. Prodotti del territorio e specialità di largo mondo, riuniti in quella che non a torto si definirebbe una “splendida cornice”. Tra i monti del Tarvisiano, nel delizioso villaggio di Malborghetto. Ma già allora si intuiva che c’era qualcosa di diverso. Più che una fiera, uno spensierato incontro tra appassionati e amici. C’era già qualche cuoco, ma l’Ein Prosit degli albori (nomen omen) non era certo concentrata sull’alta cucina.

Da allora la visione (e la cocciutaggine) di Claudio Tognoni e l’entrata in partita come consulenti di Paolo Vizzari e Manuela Fissore, anno dopo anno ha fatto di questa manifestazione l’evento gastronomico di culto dell’anno. Giornalisti e foodies da tutto il mondo, i migliori chef dei cinque continenti, la frontiera del fine dining e qualche anticipazione di futuro dispiegate per cinque giorni a Udine e dintorni. Friuli caput mundi (gastronomico). Ein Prosit è diversa da tutte le altre manifestazioni legate al mondo del cibo. Ci sono anche qui laboratori e masterclass, ma nessun palcoscenico, nessun congresso. L’unico palcoscenico è quello su cui salgono di anno in anno musicisti amici, con la presenza fissa del grande percussionista Trilok Gurtu. Il fulcro sono le cene, dove in un diabolico tetris gli organizzatori riescono a condensare il meglio dell’alta cucina internazionale in uno spirito giocoso e sempre rilassato.

Per questo 25mo anniversario si è giocato ancora più in grande: 140 appuntamenti in cinque giorni e ogni sera più di dieci cene tra cui scegliere, in cui i grandi nomi si accavallano in una girandola che sbalordisce anche il gourmet più accanito. Bottura, Crippa, Romito, Uliassi, Niederkofler, Alajmo e molti altri italiani ai fornelli con Mauro Colagreco, Virgilio Martinez, Quique DaCosta, Yoshihiro Narisawa, Ana Ros e Bruno Verjus, solo per citarne alcuni. Dopo le polemiche degli ultimi mesi sul futuro del fine dining – ha ancora senso? come si evolverà? – Udine dal 16 al 20 ottobre si trasformerà in una festa a cielo aperto della gastronomia contemporanea.

Senza mai prendersi troppo sul serio, basta guardare i “titoli” delle cene. “Altri mondi” avvicinerà due singolari “altitudini”: Pía Salazar e Alejandro Chamorro, artefici di una cucina di territorio al ristorante Nuema nei 2.850 metri di Quito, con Riccardo Camanini di Lido 84 a Gardone Riviera, il cuoco italiano più in alto nella classifica dei 50 Best Restaurants. “Bosforo Thrilling Blues” metterà in scena le cucine audaci del turco Maksut Askar e di Alessandro Dal Degan. “Coming from the South, South” vedrà ai fornelli Rodolfo Guzmán che esalta gli ingredienti del mare cileno e Kobus Wan Der Merwe, impegnato a far conoscere le materie prime indigene della costa sudafricana. “Selvatico di oggi, Civile di domani” mette in scena la giungla malesiana nei piatti di Darren Teoh e le sperimentazioni di Riccardo Canella, forte della lunga esperienza al Lab del Noma. “L’India, quella vera” sarà presentata da Prateek Sadhu, tornato alle foreste himalayane delle sue origini, dove ha immerso il suo nuovo ristorante, e Himanshu Saini, che la pratica con filologica creatività (si perdoni l’ossimoro) a Dubai. Gran finale alla “Festa delle braci unite, vol.3”, dove si celebra uno dei possibili futuri dell’alta cucina, che vive delle scintille del fuoco vivo.

Fonte: Il Sole 24 Ore