Champagne, continua il calo delle vendite. Ma per gli importatori è «un ritorno alla normalità»

Rincari eccessivi nei ristoranti?

I soci di Excellence vendono le bollicine d’importazione per il 90% ai ristoranti, che hanno alzato molto i prezzi in carta negli ultimi anni, spinti anche dagli aumenti praticati dalle maison, e ora faticano a tornare indietro. «Noi distributori abbiano un ruolo di mediazione importante che ci fa ottenere risultati migliori di chi agisce in proprio – dice Cuzziol – ma dobbiamo remare tutti nella stessa direzione e capire che se un ristorante triplica da 40 a 120 euro il prezzo di una bottiglia di fascia media, che è quella che soffre di più, la bottiglia resterà invenduta e non ci guadagnerà nessuno».

La concorrenza delle bollicine italiane

Secondo Alessandro Rossi, national category manager wine del distributore Partesa, «è in corso un processo di normalizzazione che sta riportando lo champagne sui trend pre-pandemici. Le scelte di consumo sono ora più orientate su prodotti con un miglior rapporto qualità-prezzo. A partire dai metodi classici italiani che continuano a migliorare il livello qualitativo, senza dimenticare la crescente attenzione per gli sparkling del Sud Italia. Inoltre anche i turisti stranieri con maggiori disponibilità economiche stanno ugualmente risentendo della difficile congiuntura economica e hanno limitato l’acquisto di bottiglie costose».

Brand di prestigio e novità, doppio binario

Di «ritorno alla normalità» più che di crisi parla anche Pietro Ghilardi, ceo di Ghilardi Selezioni di Bergamo che distribuisce in Italia Taittinger e Henri Giraud: «Gli anni post Covid sono stati eccezionali, ma è sempre stato chiaro che fosse di una fase transitoria. Il 2023 è servito a ripristinare un po’ di normalità nel mercato, ma non ci vedo per nulla una crisi di lunga durata». E su Taittinger, Ghirardi – che ha puntato sulla mission di aumentare le “quote tricolori” dello storico brand – aggiunge: «Siamo all’inizio della nostra avventura con la maison, ma il marchio è forte e si sta posizionando particolarmente bene. Ci aspettiamo una leggera flessione in numero di bottiglie rispetto al 2023, che era stato comunque un anno eccezionale, ma credo che il market share sarà migliore rispetto agli anni precedenti. La contrazione del mercato dello champagne favorirà marchi come Taittinger che coniugano qualità a una grande bevibilità e piacevolezza».

«Il 2024 ha palesato in maniera molto più chiara come è diminuito il potere di spesa da parte del consumatore. Parlando dei nostri brand in generale stiamo mantenendo le posizioni – dice Corrado Mapelli, direttore generale di Gruppo Meregalli – ma è ovvio che prodotti come Bollinger che ha una visibilità e identità estremamente forte non soffre di queste conseguenze mentre tutti i brand nuovi che hanno necessità di ottenere visibilità e brand awareness sono leggermente più sofferenti. Il nostro catalogo è posizionato in una fascia medio-alta, abbiamo pochi prodotti nella fascia bassa e se parliamo della fascia superpremium non abbiamo segni di sofferenza, anzi abbiamo segni di crescita. C’è da dire però che la fascia superpremium normalmente è determinata delle assegnazioni che ogni mercato riceve in funzione di quella che è la disponibilità della maison, per cui è un numero che lascia il tempo che trova, se avessimo più bottiglie sicuramente venderemmo di più».

I trend premiano mixology e sostenibilità

Sempre più importante per il mondo del vino in generale e per le bollicine in particolare è il legame con gli aperitivi e la mixology. «Abbiamo stretto una partnership con Gruppo Bacardi quest’anno e nel dettaglio con Santa Teresa, tra i produttori di rum più rinomati e iconici a livello mondiale, che abbiamo voluto affiancare a Bollinger, perché riteniamo siano due prodotti che vanno di pari passo», nota il dg di Meregalli.

Fonte: Il Sole 24 Ore