Il futuro post-smartphone non è come te l’aspetti

L’assistente virtuale universale. Comodo, discreto, sempre con noi e utile grazie all’intelligenza artificiale incorporata. Sono molte le aziende che ci vedono il futuro post-smartphone: i loro eredi o almeno un loro complemento essenziale. La “prossima piattaforma di computing”, per dirla alla Mark Zuckerberg, capo di Meta, che ci crede sempre più. Dopo i miliardi spesi nel metaverso, ora infila l’intelligenza artificiale in occhialini che, secondo lui, in futuro sostituiranno gli smartphone. Altri esempi sono gli occhiali di Snap (azienda di Snapchat), anche questi basati su IA e realtà aumentata (AR). Oppure oggettini indossabili o tascabili, che però sono già stati un flop, usciti nei mesi scorsi: Humane AI Pin, Rabbit R1. Il prossimo a metterci il carico da novanta potrebbe essere OpenAI, la startup dei record, creatrice di Chatgpt. Sta lavorando a un prodotto fisico, ancora misterioso, basato sulla sua intelligenza artificiale, che quindi uscirebbe dagli stretti confini di smartphone e computer. Per andare dove? Chissà. E chissà anche se i tentativi avranno successo: ancora non è chiaro se questi prodotti diano un vantaggio reale, agli utenti, rispetto al semplice uso degli smartphone, che com’è noto già si stanno potenziando con l’IA.

Al momento, il prodotto più innovativo sembra essere gli occhialini Ar Orion di Meta, ancora un prototipo, mostrato a settembre. Nelle lenti possiamo vedere il mondo con informazioni sovraimpresse (“realtà aumentata”), ad esempio istruzioni per una ricetta con gli ingredienti che si vedono sul tavolo. Ci sono anche funzioni olografiche, quindi potremmo vedere l’ologramma di un collega seduto nella nostra poltrona di casa, durante una videochiamata.

Funzionano con comandi vocali, tracciamento oculare e controllo dei movimenti delle mani e l’IA fornisce le informazioni che chiediamo. Al momento sembra che il costo di produzione per unità si aggiri intorno ai 10mila dollari. Potrebbero non arrivare mai sul mercato.

Più semplici ma già disponibili invece gli occhiali smart Ray-Ban di Meta (da 300 euro), che pure si stanno arricchendo di funzioni di IA. A voce possiamo chiedere agli occhiali di dirci cose su ciò che stiamo vedendo in quel momento o di ricordarci il punto dove abbiamo parcheggiato. Presto – dice Meta – permetteranno anche la traduzione in tempo reale. Un concorrente sono gli Spectacles di Snap, arrivati a settembre alla quinta generazione. Con l’AR, possono visualizzare informazioni visive e app sulle lenti trasparenti, facendo apparire gli oggetti come se fossero nel mondo reale. Il chatbot AI integrato risponde a domande poste in linguaggio naturale. Alcune interazioni richiedono un telefono, ma per la maggior parte gli Spectacles sono un dispositivo indipendente. Snap non vende gli occhiali direttamente ai consumatori, ma richiede di pagare per almeno un anno 99 dollari al mese per un account Spectacles Developer Program.

Funzioni carine, ma già disponibili con gli smartphone, in fin dei conti. La differenza, secondo Zuckerberg, è che con questi prodotti non abbiamo più bisogno di estrarre lo smartphone dalla tasca. Basta a giustificare l’acquisto? Consideriamo poi gli svantaggi di dover indossare un dispositivo, che avremo anche bisogno di ricaricare ogni giorno. I RayBan Meta al momento hanno successo tra gli infuencer che possono così creare video con maggiore comodità, ma non c ‘è bisogno di AI e AR per quel fine.

Fonte: Il Sole 24 Ore