Il nero sarà anche a metà, ma il capolavoro è al 100%

Ricevo la notizia dell’arrivo, dal 22 novembre, di un cofanetto in tiratura limitata (999 copie), per audiofili incalliti, con LP in vinile. Colpo al cuore, è il mitico Nero A Metà di Pino Daniele, che diventa il primo titolo di usa «serie di pubblicazioni dedicate alla massima fedeltà del suono e del packaging». Registi Alessandro Massara, presidente di Universal Music Italia, e Pino «Pinaxa» Pischetola, uno dei più importanti ingegneri del suono in circolazione. Non aggiungo altri dettagli tecnici: né me ne intendo di grammatura, cutting e pressing e diavolerie simili e, soprattutto, non mi serve. Ciò che conta, sul serio, è la struggente memoria di quell’album, suoni che rotolano nelle casse e nelle cuffie, quella foto, mistica, di Cesare Monti a un ragazzone napoletano che, in pochi anni, con ostinazione e ironia, sta sconvolgendo la musica italiana (e infatti faceva beffardamente la pipì sul lento fiumiciattolo, nelle foto interne). Quell’atmosfera, insomma, di rabbia, vivacità, disillusione e speranza, riscatto e incanto, dialetto tramutato in istantanea poesia, tanto l’aria s’adda cagnà, che dal Sud, finalmente, arrivava prepotente, delicatissimo (con versi immortali già negli album precedenti: «Chi tene ‘o mare ‘ossaje nun tene niente») e incazzato: «io vado controvento». E dire che aveva solo 25 anni Pino, all’epoca di Nero a Metà – che sarà anche il titolo di un documentario che gli dedica Stefano Senardi, pronto il 4 gennaio 2025 – anche se aveva già scritto l’inno antropologico, e immortale, Napul’è. C’era (c’è: chi lo ha “acchiappato” ai tempi lo sa) tutta una irrimediabile diversità che lui portava appresso, erano anni del cambiamento e di una “resistenza” che lui impersonava: non portava un messaggio, lo incarnava. E, adesso, fatalmente ci torna a bussare: «Passa ‘o tiempo e che fa / se la mia voce cambierà /passa ‘o tiempo e nun te cride cchiù / e ti resta solo quello che non vuoi / e non ti aspetti niente perché lo sai / che passa ‘o tiempo ma tu non cresci mai». Una profezia, un’illusione, una nostalgia. Un capolavoro.

Fonte: Il Sole 24 Ore