Tra Carlo Levi e Guerricchio rimessi a nuovo

Gli esterni e gli interni, i nuovi allestimenti e le esperienze multimediali, la didattica e il bookshop: Palazzo Lanfranchi (così è conosciuto da tutti, a Matera, il Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna della Basilicata) riapre al pubblico dopo un lungo lavoro di restauro che lo ha restituito alla città e ai turisti in una veste più accogliente e moderna.

Lo si nota sin dalla facciata, dove le incrostazioni e i tratti anneriti sono scomparsi, il portale deteriorato è stato riportato a nuova vita così come le sculture e le epigrafi, una delle quali dedicata all’arcivescovo che dà il nome all’edificio (Vincenzo Lanfranchi), che ne volle la costruzione nel secondo ’600. Ex seminario, poi liceo classico – vi insegnò due anni Giovanni Pascoli a fine ’800 – il palazzo merita una visita in sé, con il suo chiostro, gli spazi dalle volte alte, la terrazza che affaccia sul Sasso Caveoso. Dopo il rinnovamento, sorvegliato dalla direttrice Annamaria Mauro, si presenta con due sale a pianterreno dedicate a Carlo Levi e a Luigi Guerricchio (1932-1996) corredate di due ambienti che ne propongono immagini e suoni creati dall’intelligenza artificiale (inclusa la voce di Guerricchio che racconta di sé). Una modalità di fruizione innovativa affiancata alle opere dei due artisti. Di Levi, cui la terra lucana è legata non solo per Cristo si è fermato a Eboli come si vede dalla produzione pittorica, ci sono lavori che ricalcano le diverse fasi della sua vita (dagli esordi al momento parigino, al confino, ai decenni successivi), con alcuni ritratti dei protagonisti della nostra storia, come quelli di Leone Ginzburg ed Ernesto Rossi.

L’allestimento, con pannelli e didascalie finalmente anche in inglese, curato da Daniela Fonti (direttrice della Fondazione Levi a Roma), comprende anche i disegni preparatori per il monumentale telero Lucania 61 che si offre allo sguardo, poco più avanti nel percorso, in tutta la sua spettacolarità, valorizzato da una più efficace illuminazione e senza il vetro che un tempo ne separava parzialmente la superficie. L’opera è un omaggio, realizzato per le Celebrazioni del centenario dell’Unità d’Italia nel 1961, di Levi al poeta e politico lucano Rocco Scotellaro, amico fraterno, presente anche in uno dei ritratti.

La sala dedicata a Guerricchio, allestita da Maria Adelaide Cuozzo, dice del rapporto dell’artista materano con la propria città, dove rientrò a fine anni Cinquanta dopo aver viaggiato a lungo, raccogliendo la sollecitazione di Scotellaro: «Se tu vuoi fare il pittore, devi guardare in faccia alla gente nostra, a quella dei nostri paesi».

Del tutto rinnovato anche lo spazio che al primo piano ospita la collezione Camillo d’Errico (lucano di Palazzo San Gervasio, in provincia di Potenza), curata dal professor Stefano Causa, con circa ottanta opere del ’600 e ’700 napoletano. Completa le esposizioni permanenti la sezione dedicata all’arte del territorio. Non manca, in questa ristrutturazione, l’attenzione ai più piccoli, con un laboratorio didattico dotato di tavoli touch screen e di una originale riproduzione di Lucania ’61 fatta con 220mila mattoncini Lego. Qui e là, ad esempio nella sala conferenze o nel corridoio che costeggia la sala Levi, i volti di donne e uomini materani degli anni Cinquanta affiorano dalle fotografie in bianco e nero di Mario Carbone: espressioni di un altro tempo, non poi così lontano, a ricordare un vissuto che, usciti da Palazzo Lanfranchi, si immagina osservando, rapiti, le rocce del Sasso Caveoso.

Fonte: Il Sole 24 Ore